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Dottore, cos'è che non va? Allegri, senza camice bianco, può solo scrollare la testa e ammetterlo: e chi lo sa. Non lo può sapere nessuno, forse. Possono e possiamo avanzare milioni di ipotesi, ma al momento la Juventus resta un grosso punto interrogativo su tutta la linea. 

Continua a prendere gol, del resto. E' tornata a farne (5 in 2 partite). Ha perso il brio e l'ha ritrovato a gara in corso. Se la medicina potrà essere una vittoria sudata e sofferta con il Frosinone, potrà dirlo solo il tempo. Se i tre punti di oggi daranno la carica a una squadra che aveva bisogno innanzitutto di vincere, forse soprattutto di farlo così, può raccontarlo esclusivamente il campionato, in ogni sua forma e direzione. 

La Juve però non è cambiata. Cioè: è sempre fragile. Ha preso 7 reti nelle ultime 5 partite e dietro, senza Bremer prima e Danilo poi, senza comunque una reale risposta da parte dei centrali, si è trovata smarrita nell'unica strada che sembrava sicura e priva di insidie, quella sulla quale aveva costruito le fondamenta del proprio sogno. Ecco perché insistiamo nel crollo di certezze che si fa pure crollo emotivo: staccare la spina è imperdonabile se ti chiami Juventus, ma è naturale leggendo i nomi di questo gruppo, che ha più ragazzi che campioni. 

Di tutto il lavoro (mostruoso) fatto nella prima parte di stagione resiste prevalentemente questo e soltanto questo: il carattere. Ma è un soffio di vento, è un pallone che entra invece di uscire. E' un castello di sabbia, come ha già mostrato di essere questa Juventus. Una bella promessa di futuro: alla prima ondata, però, va tutto giù.