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Bisognava correre molto, e la Juve l'ha fatto. Bisognava essere attenti alle ripartenze, e la Juve l'ha fatto. Bisognava avere pure un po' di fortuna, e la Juve l'ha avuta. Tutto bene quel che finisce bene, ma il fatto che i bianconeri portino a casa tre punti non deve illudere come fatto nel girone d'andata: è forse un caso, e solo un caso, che la vittoria sia stata juventina e che non sia arrivato un pari. Sarebbe stato l'ennesimo. Sarebbe stato probabilmente giusto. 

Certo, il successo è una spazzata d'emozioni. Lascia la polvere sotto al tappeto in attesa che qualcun altro, magari un avversario più tenace, possa spostarlo e cambiare le dinamiche di una stagione vissuta in novanta minuti. Pensateci: prima parte bella, arrembante, a tratti pure sfigata. Ripresa in balia dei timori e delle preoccupazioni, messi sotto da una squadra che ha buttato palloni in mezzo senza trovare mai un riferimento centrale. Con Vlahovic dall'altra parte, il risultato sarebbe stato ben diverso. 
 

L'importanza di questa vittoria per la Juventus


Però Dusan ce l'aveva la Juve, che l'ha istigato ma mai servito con continuità. Stessa sorte Chiesa. E se ti lascia l'attacco, lo sai che si fa? Si trova un bomber più presente, che problemi non fa. Federico Gatti ha siglato un'altra rete e un'altra volta è una di quelle pesanti. Dopo Toro, Monza e Napoli, adesso la Fiorentina. Ora i 62 punti, tre in più rispetto alla scorsa annata. Vale quel che vale: mezza qualificazione in Champions. 

A prescindere, più dei numeri conta come ci si è arrivati, la risposta data in una sera d'aprile quando tutto, almeno in campionato, sembrava perso. La Juventus è sembrata una squadra ferita, ma in convalescenza. Mai bella, però pragmatica. Con un po' di coraggio in più, cosa sarebbe? Domandarselo ora fa più male.