commenta
L’ultima campagna acquisti della Juventus è stata condotta seguendo un preciso filo conduttore: rinforzare la rosa con pochi acquisti mirati, che avrebbero dovuto garantire alternative importanti a Max Allegri aumentando al contempo la qualità in alcuni reparti sensibili. L’addio improvviso di Dani Alves e la cessione di Bonucci hanno costretto Marotta e Paratici ad aumentare il numero di innesti estivi, ma la filosofia non è cambiata. Allora perché dopo due mesi la Juve 2017-18 appare quella con meno qualità in assoluto, tra le formazioni scudettate degli ultimi sei anni?

COPPIA SOLITARIA - L’accento va puntato ovviamente sull’undici titolare, appurato che la Juve rimane la squadra italiana più attrezzata - per ampiezza della panchina - a combattere su tre fronti. A mancare in campo (ed è questo un vero paradosso) sono proprio i giocatori tecnici, quelli in grado di fare la differenza con il pallone più che con il fisico, con la fantasia più che con il sacrificio. Il nome di Paulo Dybala è in prima fila, con la nuova maglia numero 10 guadagnata di diritto e una partenza sprint seguita ad un periodo di appannamento: la Joya resta uno dei due fulcri qualitativi di una squadra ruvidissima, il fioretto in mezzo a tanti martelli. L’altro è Miralem Pjanic, il cui ritorno dopo l’infortunio muscolare ha rappresentato non a caso una boccata di ossigeno per i polmoni della Juve. Perché correre va bene, ma i grandi giocatori permettono alla squadra di “correre bene”, che è un concetto diverso. La giusta esaltazione del ventenne Rodrigo Bentancur, rivelazione tecnica in assenza del bosniaco, conferma la straordinaria mancanza di qualità della formazione-tipo di Allegri.

FALEGNAMI - Fra le ultime sette Juventus, considerando il ciclo leggendario di scudetti cominciato nel 2011-12, questa è quasi una squadra di falegnami. E il concetto va ribadito con tutto il rispetto possibile per questa nobile e antica arte, perché non è detto che lavorare il legno sia meno utile del costruire orologi. Anzi. Ma per vincere in Italia e in Europa servono entrambe le doti: con Douglas Costa e Bernardeschi relegati misteriosamente in panchina, i bianconeri sono aggrappati all’eventuale scintilla della coppia Dybala-Pjanic. Se uno dei due manca o è semplicemente fuori giri (come la Joya nelle ultime uscite), questa squadra non può che martellare, mettendosi a tratti sullo stesso piano di avversari fisici come lo Sporting Lisbona. Persino la prima Juve di Conte - con una rosa quanto mai inferiore a quella attuale - poteva contare su leader tecnici come Pirlo, Del Piero, Bonucci e un Marchisio in stato di grazia. Ciò non significa che la Signora non rimanga la squadra da battere in Serie A: ma per avvicinarsi al settimo scudetto consecutivo, servirà accendere una lampadina che appare sempre più rara.

Cosa ne pensate? Lasciate un commento qui.