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La musica, al pari del calcio, è un’autentica magia. Non esiste un momento particolare della nostra vita che sia muto. C’è sempre una canzone a fare da colonna sonora come sottofondo alle scene migliori e anche a quelle peggiori per il film della nostra vita. Vi invito a comprare e a leggere l’ultimo libro scritto da Gianni Mura, il carissimo collega e compagno di tante avventure sportive in giro per il mondo e allievo prediletto del maestro Gianni Brera. Fresco di stampa da qualche giorno è uscito “Confesso che ho stonato”. Un piccolo e raro capolavoro di coniugazione tra canzoni e vita vissuta che merita un bel posto nelle nostre librerie domestiche. Ovviamente una tra le passioni più forti di Gianni rimane il calcio che, come per me, ha rappresentato il vettore principale attraverso il quale mettere in pratica l’arte del racconto. Sicché anche lui, immagino, domani sera si piazzerà davanti al televisore approvvigionato con un buon bicchiere di rosso e la pipa accesa. La madre di tutte le partite andrà in onda da Cardiff.

In questa vigilia “sospesa” ho tentato di recuperare emozioni antiche per farmi accompagnare e trovarmi preparato emotivamente nell’attimo in cui l’arbitro fischierà l’inizio della sfida tra Juventus e Real Madrid. Sarà perché, rispetto all’uomo oramai anziano e quindi illustrato da mille avventure consumate, un ragazzino di quindici anni vive i momenti più belli come una favola e poi li custodirà per tutta la vita come un gioiello prezioso. Ecco che viaggiando a ritroso sono arrivato proprio a quell’età sufficientemente spensierata e comunque per niente cinica. Era il 1962. Un anno che calcisticamente e in particolare modo per un’anima bianconera avrebbe potuto diventare mitico ma che, anche se non lo fu, rappresenta un capitolo irrinunciabile per la storia della Juventus. Specialmente adesso, in queste ore che ci separano dal gran finale, perché consente di ricordare un evento in ogni caso eccezionale che vide come protagoniste le medesime duellanti di domani sera.

Si chiamava Coppa del Campioni. La Juventus era quella di Charles, Sivori, Mora, Anzolin e Stacchini. Il Real quello di Puskas, Gento, Del Sol, Di Stefano e Pachin. Incredibili i due canonici scontri. Omar segna al Bernabeu e la Juve vince uno a zero contro ogni aspettativa. Il ritorno a Tirino premia invece la squadra spagnola con il medesimo risultato. Sarà necessaria la “bella” per risolvere la questione. Al Parco dei Principi di Parigi, anche in virtù di un arbitraggio a dir poco sciagurato, finirà tre a uno per il Real. Questa è la cronaca, necessariamente arida, di un evento iniziatosi alla grande e finito male. Capita. L’emozione, quella che stuzzica l’anima e che stimola la voglia di ricordare malgrado tutto, sta altrove. Nei gesti e in una canzone.

I gesti, anzi le gesta, sono quelle di Omar Sivori e Pachin. Il profeta della Juventus e un mediano ruvido e leonino rapportabile a una sorta di Conte in versione giocatore. “Hombre te falta la pluma por parecer un indio”. Tradotto e sintetizzato significa “sei un selvaggio”. Così Pachin irride Sivori. Lui non risponde, ma in compenso gli rifila una testata degna del suo appellativo di cabezon. L’arbitro non vede e le moviole non sono ancora state inventate. Morale. Le tre partite giocate da Juve e Real saranno caratterizzate da altrettanti match personali tra i due campioni. E alla fine della gara di Parigi, Sivori anziché salire sul pullman bianconero si nasconderà in quello degli spagnoli in attesa di Pachin e con l’intenzione di vendicarsi a botte. Fortunatamente lo scoprono prima e lo trascinano via. Una storia nella storia che merita una canzone. Naturalmente un brano dell’epoca. Scelgo “Pregherò” che nel 1962 sbaragliò nel mercato discografico. Un brano bellissimo e toccante interpretato da un Celentano non ancora re ma prossimo a diventarlo. La ricanto, in questa vigilia di stand by emotivo, e la dedico alla Juventus per quel che significa oltre la musica. Il coraggio che provvede a trasformare la speranza in realtà. L’impossibile che diventa possibile, se ci credi. Allora, ecco una canzone per te, “Signora”. Alè!

@matattachia