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A noi, ex ragazzi del Novecento, viene naturale chiamarlo ancora stadio di San Siro. In realtà, dal 1980, per l’impianto sportivo che venne celebrato dal “Times” come una “fantastica astronave scesa sulla periferia milanese”, la dicitura corretta sarebbe quella di Meazza. Tout court ,“Peppin”  il campione che giocò con le maglie di Inter e Milan e che vinse due mondiali con quella della nazionale italiana. Come dire, un mito.

Ebbene, domani nella “scala del calcio” scenderà  la Juventus per una rappresentazione il cui epilogo potrebbe essere epico oppure sportivamente tragico. Salvo, naturalmente, un salomonico pareggio con l’Inter che lascerebbe le cose più o meno invariate anche se il Napoli a quel punto a Firenze venderebbe l’anima pur di attuare il sorpasso. In ogni caso eccoci arrivati allo snodo decisivo per la lotta scudetto e, a questo punto, il popolo bianconero  chiederà ai suoi ragazzi quella prova di forza e di orgoglio che tutti quanti i giocatori di Allegri dovranno fornire per dimostrarsi degni della maglia anche indossano.

Soprattutto uno di loro sarà il “sorvegliato speciale” un questo sabato sera altrettanto nevralgico. L’uomo al quale, a inizio stagione, la società decise di affidare la maglia Numero 10 ritenendolo il fuoriclasse che avrebbe seguito le orme di chi lo aveva preceduto in quel ruolo, da Sivori a Platini a Baggio. Toccherà dunque a Paolo Dybala, nel regno di Peppin Meazza, fornire un segnale forte e anzi fortissimo per dare un senso compiuto a una stagione troppo altalenante al punto da essere diventata discutibile.

Ha ragione Zamparini quando afferma che il suo ex giocatore è un campione da 150 milioni di euro destinato a diventare, in Spagna, il nuovo Messi o, invece, occorre dare retta a coloro i quali sostengono che l’argentino è sempre stato sopravvalutato e che il suo destino sarà quello di una stella filante? Personalmente, per una volta, sarei tentato di dare ragione al presidente anche se, naturalmente, mi riserverei di attendere una “prova provata” dal diretto interessato il quale, a questo punto della fiera, non potrà chiamarsi fuori al pari di un fantasma come  accaduto nella gara contro il Napoli.

Occasione unica per Dybala, e probabilmente, anche definitiva rispetto a quello che potrebbe essere il suo futuro professionale. Una sorta di ultima chiamata per lui e per tutta la Juventus  che proprio in virtù di una performance superlativa del suo Numero 10 (e almeno per questa volta il suo impiego corretto da parte di Allegri il quale non può e non deve negargli questa opportunità) avrebbe l’opportunità, con un successo contro i nerazzurri, di dare una risposta forte e fin risolutiva a tutti coloro i quali stanno seduti sulla sponda del fiume in attesa di veder passare un relitto bianconero.