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Focus sul concetto di sports entertainment: la Juventus non può permettersi di guardare solo al campo, ecco perché ha scelto di sbarcare su Netflix. Federico Palomba, responsabile marketing del club bianconero, ne parla così al Guardian: "È un passo obbligatonel percorso di cambiamento culturale che il calcio sta attraversando, non si tratta solo di sport, ma di intrattenimento". Un salto di qualità che diventa necessario, guardando ai bilanci. "La Juventus ha un handicap rispetto alle squadre della Premier League e della Liga, perché la Serie A non riesce a trarre gli stessi utili di quei campionati dai diritti di trasmissione all'estero e dallo sfruttamento del marchio. La serie tv dovrà contribuire a ridurre questo gap: i soldi che una squadra può ottenere sul mercato interno non sono sufficienti. Dobbiamo creare nuove opportunità".

AMERICANATA? - Il rischio di portare in un docufilm vicende di campo o di spogliatoio è quello di spettacolarizzarle, spogliandole del fascino tradizionale. O anche di infrangere una sacralità che i diretti interessati - giocatori e tecnici - potrebbero voler custodire gelosamente. Will Staeger di IMG Original Content - la società statunitense che ha prodotto la serie sui bianconeri e ha recentemente ottenuto i diritti di trasmissione all'estero per la Serie A - vuole allontanare l'accusa di americanizzazione di uno sport prevalentemente europeo. "Non sono d'accordo sul fatto che ci sia un approccio alla storytelling all'americana - spiega Staeger -, c'è una struttura narrativa naturale: è come un film". 

ASPETTATIVE - Palomba, in conclusione dell'intervista, spiega come il club si aspetti di valutare l'impatto di First Team entro 18 mesi. Notoriamente, Netflix non pubblica le statistiche delle visualizzazioni. Quindi la Juventus ne valuterà indirettamente l'impatto, misurando l'eventuale aumento degli introiti di merchandising e delle richieste di sponsorizzazione estera. E' la nuova frontiera.

@pietroscogna