SEMPRE PRIMA - La Juve guida la graduatoria dei club italiani per quanto riguarda il valore della produzione: 387 milioni di euro nel 2015/16, una crescita dell’11% contro i 311 della Roma e gli “appena” 221 del Milan (dati Pmw - L'Economia de il Corriere della Sera). La Vecchia Signora è prima in Italia anche nei ricavi Uefa (75 milioni), in quelli da sponsor (70) e da biglietteria (43,6). Ma anche in tema di diritti tv, vero pomo della discordia di queste settimane in Lega, i bianconeri fanno registrare il bottino più ricco: 116 milioni e una crescita del 10%, a fronte degli 84 del Milan, gli 81 della Roma e gli 80 del Napoli (che intanto però ha compiuto un balzo del 24%). Per sciogliere i nodi relativi alla prossima stagione si dovrà verosimilmente attendere il mese di maggio, quando l’asta vedrà schierati i big Mediaset e Sky e le incognite Discovery e Telecom. Fondamentali saranno anche gli outsider, rappresentati da Facebook, Amazon, Twitter e Netflix, un mondo che vede sempre più interesse nei confronti dei diritti di trasmissione in streaming. Ma il gap tra la Juve e il resto d’italia è ben descritto ovviamente anche dalla “questione stadio”. Bianconeri a parte, le società di Serie A sono tutte al di sotto dell’80% di utlilizzazione, con le milanesi che non riescono neppure a riempire la metà di San Siro.
IRRAGGIUNGIBILE PREMIER - Tuttavia, se la Juventus può giocare un ruolo da padrona nel panorama economico italiano, il confronto con le big inglesi è ancora impietoso. Come spiegato da Andrea Sartori, global head of sports di Kpmg, “la Juve a Torino non avrà mai le stesse possibilità di chi gioca a Londra, che ha una potenza turistica intrinseca”. I bianconeri nel 2015/16 hanno ricavato in media 42 euro a posto allo Stadium: il Chelsea, con un impianto della stessa dimensione, ha un margine doppio. E questo soltanto per limitarsi al discorso relativo allo stadio, su cui ovviamente influisce il prezzo dei biglietti. A schiacciare però il calcio italiano e ad impedire di conseguenza il salto in alto della Juve verso i vertici europei è soprattutto il peso eccessivo dei costi del personale e l’assenza di entrate più diversificate. Il club di Andrea Agnelli, infatti, è primo anche nella classifica delle spese aziendali relative ai dipendenti: 221 milioni nel 2015/16, con una crescita del 12% che fa impallidire le dirette contendenti (il Milan è secondo con 163 milioni, la Roma terza con 154, appena quinto il Napoli con 85). E' ormai impossibile nascondere come il fardello degli stipendi della Serie A sia da record: il 69% delle entrate contro il 61% della Premier League e il 52% della Germania. La sensazione è che, per i bianconeri, colmare questo distacco sarà molto più complicato che sollevare la Champions League a Cardiff.
@mcarapex