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A una settimana dal “rigore-non rigore” di Madrid continuiamo ad assistere a una deprimente e maleducata gazzarra verbale tra protagonisti che si sentono “vittime” di una clamorosa ingiustizia arbitrale e osservatori esterni i quali sono di parere contrario. Francamente non se ne può più anche perché, mi pare opportuno ricordarlo, si tratta comunque e sempre di una partita di pallone. Ma non è questo il punto.

Il fatto, a mio avviso molto grave e offensivo per tutti gli appassionati bianconeri, è che almeno tre giocatori della Juventus l’hanno per così dire fatta fuori dal vaso comportandosi dialetticamente come degli autentici “bulli” da strada. Un evento tanto più grave se si considera che tale atteggiamento esecrabile è stato tenuto non da tre ragazzini emotivamente fragili ma da altrettanti “campioni” che, per diversi motivi dovrebbero rappresentare il “nome” della stessa Juventus e preservarne la sua tradizionale dignità pubblica.

Buffon, Chiellini e Benatia hanno invece messo in mostra la parte peggiore dei loro “ego” con dichiarazioni del tutto fuori luogo, esagerate  e persino intellettualmente violente. Tutto ciò solo in parte “a caldo” (come sarebbe stato comprensibile anche se non giustificabile), ma poi anche cavalcando la successiva onda lunga della rissa tra bande rivali. Un “bullismo” da quattro soldi, messo in scena da professionisti socialmente ed economicamente privilegiati, che mortifica e offende non solo la parte “pensante” dell’intero popolo bianconero ma l’etica comune.

Buffon, il capitano sempre così attento e formale e persino moralista davanti alle telecamere, a otto giorni dal “fattaccio” non si è degnato di ammorbidire la sua posizione “violenta” come avrebbe dovuto fare l’autentico uomo di sport che lui ha sempre sostenuto di essere. Ora potrà anche battere ogni record di longevità ma la statura morale di Dino Zoff non la raggiungerà mai. Chiellini, il quale nella vita privata si occupa di bambini in difficoltà sociale oppure malati, esterna con disinvoltura frasi dl tipo “E’ tanto che non lo abbiamo picchiato” riferendosi all’arbitro del Bernabeu. Infine Benatia, il quale si occupa di stendere ponti di pacificazione e di solidarietà tra Europa e Africa magrebina, prima usa l’orrenda parola “stupro” e poi ingaggia un duello usando parole da trivio con Crozza scordando che si tratta pur sempre di un comico.

Tant’è, a questo punto, visto che a nessuno dei tre “bulli” viene da chiedere scusa, sarebbe opportuno che qualcuno della società lo facesse a nome non loro ma della Juventus sull’esempio di pacatezza e di classe fornito dal presidente Andrea Agnelli subito dopo la gara di Madrid. Da parte sua anche Allegri potrebbe osare qualcosa del tipo far saltare un allenamento ai tre “bulli” e costringerli  alla visione ripetuta di un vecchio filmato nel quale l’Avvocato risponde sorridendo a un cronista “Noi alla Juventus non parliamo mai di arbitri o di rigori. Sarebbe da provinciali. E poi ricordiamoci sempre che questo è un gioco”. Mi permetto di aggiungere. Un gioco, se ancora lo è, che nessuno deve usare come strumento diseducativo per tutti i giovani e i bambini del mondo. Neppure  tre “bulli” bianconeri.

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