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La Juventus vola con la maglia dei 120 anni. I bianconeri - sconfiggendo il Benevento domenica scorsa - si sono portati a un solo punto di distanza dal Napoli, ma a volare sono state soprattutto le vendite della divisa celebrativa indossata in campo dagli uomini di Allegri. Un’operazione vincente, quella del club bianconero, che mettendo in vendita il kit in edizione limitata ispirato alle storiche maglie degli anni Quaranta ha incassato oltre 350mila euro (pur suscitando diverse critiche da parte dei tifosi a causa del prezzo elevato). Ma l’ultimo evento non è che la punta dell’iceberg di un merchandising che ha già consacrato la Juve ai vertici nazionali. Vediamo tutte le mosse.

NEGOZI DA SCUDETTO - Si parte con l’accordo di sponsorizzazione firmato con Adidas nel 2013 ed entrato in vigore dalla stagione 2015-16. Un contratto che inizialmente prevedeva per la Juve una base fissa di circa 23 milioni di euro a stagione, più una quota di 6 milioni derivante dalla gestione da parte dell’azienda tedesca delle attività di licensing e merchandising. Ed è in quest’ultima parte che è caduta la prima modifica decisa dal club bianconero, il quale nel 2015 ha deciso di rinunciare ai 6 milioni aggiuntivi per gestire direttamente le vendite. Una decisione coraggiosa che però ha portato subito importanti frutti: basti pensare all’incremento dei ricavi da vendite di prodotti e licenze registrato nell’esercizio 2016-17 (5.6 milioni in più rispetto all’anno precedente). All’interno di questa piccola rivoluzione copernicana, si inserisce anche l’introduzione due anni fa di una piattaforma che unisce la comodità del sito web all’e-commerce. Dallo store online si è passati poi al miglioramento di quello “fisico”: il nuovo megastore inaugurato lo scorso giugno all’interno dell’Allianz Stadium è il più grande negozio in Italia di proprietà di una società calcistica.

MAGLIE STORICHE E ABBIGLIAMENTO - E d’altra pare “l’operazione nostalgia” promossa in occasione del 120esimo compleanno della Juve aveva già vissuto un illustre precedente con le maglie storiche in vendita da mesi nello store online. Quella bianconera del 1952, la leggendaria polo blu indossata nella finale di ritorno di Coppa Uefa del 1977, l’indimenticabile divisa gialla della finale di Coppa delle Coppe nell’1984: veri feticci per gli appassionati, riproduzioni fedeli che da tempo sono presenti in molti siti “non autorizzati”, ma che la Juve ha deciso anche qui di vendere in proprio (ad un prezzo tutto sommato abbordabile: 49,95 euro). Maglie, ma non solo. Se la punta di diamante dei prodotti a marchio Juve è ovviamente rappresentata dal kit di gara, il club bianconero ha ampliato notevolmente la gamma dei capi di abbigliamento cosiddetto “lifestyle”: t-shirt, felpe, giacche, cappelli, tutto agevolato dall’avvento di un logo che non è più simbolo limitato di una società sportiva ma ambisce a diventare vero e proprio brand di moda.

GRAZIE, MILAN - E’ infine necessario ricordare “l’aiuto” giunto da una rivale nazionale come il Milan, che lo scorso 24 ottobre ha annunciato la fine dello storico sodalizio con Adidas. Il colosso di Herzogenaurach può adesso contare, in Italia, su un solo top club di riferimento: il piano, sia per la casa di abbigliamento sia per la Juve, è quello di promuovere la maglia bianconera come eccellenza a livello internazionale al pari di altri club già presenti nella scuderia bavarese come Real Madrid, Bayern Monaco e Manchester United. Se l’Everest di ricavi toccato dai Red Devils appare sinceramente irraggiungibile per la società campione d’Italia, la strategia prevede che per ogni maglia di Pogba e compagni negli store esteri ce ne sia una di Dybala. Perché la crescita sportiva ed economica, si sa, passa soprattutto dai risultati oltre i confini nazionali: la crescita del brand nei mercati asiatici, in questo senso, è la nuova frontiera da toccare per una Juve sempre più trionfante in campo e nel merchandising.

@mcarapex