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E’ con il gol di un ex juventino come Roberto Pereyra che il futuro di Antonio Conte al Chelsea - già in bilico - si fa quasi inevitabile. L’addio a Londra è sempre più vicino, con l’eroe della sesta Premier League conquistata dai Blues a trasformarsi, in pochi mesi, in un vero e proprio peso per il club di Roman Abramovich. “Conte on brink” e “End of the line” sono soltanto alcuni dei commenti della stampa britannica dopo il crollo di ieri sera contro il Watford. E la parabola discendente del tecnico leccese, d’altra parte, va a confermare un’opinione già valida da tempo negli ambienti bianconeri: il suo addio, alla Juventus, ha fatto solo bene.

CONTRASTI - “C’è da comunicare la rescissione consensuale del contratto tra me e la Juve”, dichiarava un Conte scuro in volto il 15 luglio 2014, con il ritiro estivo della Vecchia Signora già iniziato da qualche giorno. Molteplici i motivi del divorzio, dai dissapori con il team della comunicazione alla lunghissima tournée pre-campionato, fino alle mancate rassicurazioni sul futuro di Vidal e Pogba. Sì, in prima fila c’è sempre il calciomercato, delizia ma soprattutto croce dell’ex capitano bianconero. Si veda l’acquisto - mai concretizzato durante la sua gestione - del “pallino” Juan Cuadrado, uno che paradossalmente ha deciso di scappare in direzione Torino proprio quando Conte avrebbe potuto allenarlo al Chelsea. Anche durante l’esperienza in Blues, i contrasti sulla campagna acquisti non sono mai mancati: le ultime due finestre di mercato hanno rappresentato la punta dell’iceberg, con il mancato arrivo di Alex Sandro e la lunga telenovela sul centravanti risolta in extremis con il colpo Giroud. Dopo la débâcle di Vicarage Road, l’ipotesi esonero è sempre più concreta, ma Conte non abbassa la testa: “Do tutto nel mio lavoro, se questo non è sufficiente il club prenderà una decisione diversa”.

ADDIO FORTUNATO - E pensare che l’addio improvviso di Conte, con la contemporanea firma di Max Allegri sul contratto bianconero, sembrava rappresentare la fine di un ciclo per la Juventus. Tre anni e mezzo più tardi, la rottura del rapporto sembra aver portato solo guadagni al club campione d’Italia, che nel frattempo ha conquistato altri tre scudetti, tre Coppe Italia (trofeo sempre mancato dal Conte allenatore) e due finali di Champions League. Già, la Champions, quella che secondo l’ex tecnico juventino non avrebbe visto protagoniste le squadre italiane “ancora per molto tempo”. Vero, Allegri ha fallito l’appuntamento con la Coppa dalle Grandi Orecchie per due volte sul più bello: ma l’ex Milan è comunque riuscito a riportare la Juve ad una dimensione internazionale che sembrava impensabile, dopo l’uscita di scena dal pantano di Istanbul contro il Galatasaray e la finale casalinga di Europa League colpevolmente fallita. Numeri alla mano - al netto di una rivalità difficile da scalfire - anche l’allenatore livornese dovrebbe ringraziare il collega, per una scelta che ha rilanciato definitivamente la sua carriera. Diverso il percorso di Conte, che dopo la Premier League dello scorso anno non è riuscito a mantenere alta la fiducia dell’ambiente Chelsea (e, a proposito di finali, quelle di FA Cup e Community Shield le ha vinte l’Arsenal).

Juve e Conte, due strade opposte: in fondo, ai bianconeri (e ad Allegri) è andata bene così…
 

Nella nostra gallery, le stagioni di Allegri e Conte a confronto

@mcarapex