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A volte il destino è crudele in modo beffardo. Nel mezzo di una gara scontata, dall'andamento prevedibile come il tramonto del sole a fine giornata, in uno scontro di gioco normale senza violenza e cattiveria, il fato si presenta per un conto salato, salatissimo. Claudio Marchisio è saltato per aria proprio davanti a noi ed il suo urlo lancinante e disperato resterà per sempre nella memoria, tra le brutte esperienze. Lo sgomento ha pervaso lo Stadium, giacché da subito era chiaro che si trattasse di qualcosa di veramente grave.

Finiva quel giorno di primavera la lunga serie di incontri spesi a ridosso della difesa, uomo che dettava i tempi alla squadra, come il metronomo che scandisce il tempo al pianista. Tutte le azioni passavano attraverso i piedi del Principino, perché i compagni si fidavano di lui. C'era da sostituire Pirlo e chi meglio di Marchisio lo poteva fare? A modo suo, sia ben inteso, ma con grande costrutto per la manovra.

Nel giorno del compleanno del Claudio nostro, non sembra che ci siano tanti motivi per festeggiare con spensieratezza. L'infortunio ha creato conseguenze, difficoltà oltre ogni previsione e spesso il numero 8 resta invisibile sotto la tuta da...panchina. Il mondo va avanti, non può attendere chi ha perso qualche treno, seppure non per colpa sua. Il calcio esalta e deprime i propri idoli, la pazienza è virtù rara in un mondo che non si accontenta mai. Anche Marchisio lo sa e ci sta studiando sopra.

Piange il cuore a pensare ad un distacco dalla “casa Madre” per un figlio così affezionato e simbolo  di torinesità al servizio della Signora. Quante volte si è pensato a Claudio ed alla Juve come due entità indissolubili, binomio perfetto? Eppure la separazione appare molto probabile e forse potrebbe essere un bene per entrambe le parti. Qualcosa mi dice che Marchisio non approderebbe in una qualsiasi compagine interna. Sempre quel  qualcosa mi suggerisce che la soluzione più logica sia l'estero. Meglio gli Stati Uniti o il Canada,  laddove l'ultimo segmento di carriera da giocatore possa filare liscio, tra livelli di stress assolutamente minimi. E poi, chi lo sa, che per il Principino, al suo rientro, si crei un ruolo in società di tutto riguardo, come  era stato per predecessori illustri del calibro di Bettega e Morini.

Molto meglio, a parer mio, che chiudere l'elenco dei centrocampisti alle dipendenze di Allegri: la quinta scelta, dopo 10 stagioni giocate ad alto livello, è avvilente. Il mister è pagato per fare scelte e se un trentaduenne, con un ginocchio assemblato e la fragilità di chi sovente ricade in problemi fisici, non può spesso rispondere “presente” alle chiamate, è del tutto logico immaginare che finisca ai margini. Dispiace che possa venire a meno un leader dello spogliatoio, un italiano di livello ( ce ne sono già talmente pochi…), uno juventino da sempre, dentro e fuori dal campo, uno di noi. Eppure questa è l'ora delle decisioni irrevocabili, a casa Marchisio.
Poichè, se a 32 anni si è ancora giovani e vogliosi di dimostrare di essere all'altezza dei compagni di squadra, è pure il momento di decidere che cosa fare da grandi. La panchina è scomoda per un titolare di diritto, troppo spesso relegatovi da infortuni nelle poche partite giocate e con tempi dilatati di recupero.

Anche la faccenda Marchisio mette a nudo l'inesorabile trascorrere del tempo sulla rosa bianconera ed i suoi componenti. La squadra si rinnova e la società sta gestendo la transizione cercando di non perdere in competitività. Semplice da scrivere, assai più terribile da realizzare.