La pratica l’hanno firmata Cuadrado in avvio e Bernardeschi agli sgoccioli. Dopo Napoli e prima dell’Inter era impensabile immaginare una partita rotonda. Non lo è stata. Resta un mistero, se mai, come proprio il Barça sia riuscito a non vincere ad Atene.
Si inneggi pure alla quarta gara senza gol al passivo: a patto di farlo con acqua minerale e non a champagne. Troppo «sconnesso», il secondo tempo, per cadere in tentazione. Mi sono piaciuti De Sciglio, Benatia, Barzagli, Bernardeschi e Szczesny, provvidenziale in un paio di occasioni e salvato da un palo in una mischia. Non mi sono piaciuti Alex Sandro, tranne nell’azione del gol che ha spaccato l’equilibrio, Douglas Costa, Cuadrado e Dyabala: prezioso al San Paolo, ornamentale al Karaiskakis. La parata di Proto l’ha come smontato. Per Platini non sono venti metri più indietro o più avanti a «fare» il giocatore: quando vedo l’ultimo Dybala, e quando rivado all’Insigne azzurro del Bernabeu, qualche dubbio mi viene (anche se, pensando alla scienza di Michel, lo scaccio).
Ricapitolando: Barcellona primo e Juventus seconda. Come era nei pronostici. Voto complessivo a Madama, sei. Un otto tondo, viceversa, alla Roma di Di Francesco. Era finita nel girone di Chelsea e Atletico: non solo si è qualificata, ma l’ha fatto addirittura da «regina». E adesso, forza Napoli.