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Bella ma incompiuta. Inutile girare intorno al problema. Alla Juventus, così come è strutturata adesso a venti giorni dalla chiusura del mercato, manca qualche cosa non solo di importante ma di fondamentale per poter pensare di riproporsi come padrona del campionato italiano e come protagonista in Champions.

Un “gap” tecnico che non può e non deve essere ricondotto alla partenza di Bonucci perché vorrebbe dire piazzare sul tavolo un falso problema. La perdita è stata notevole, certamente, ma in ogni caso rimediabile poiché sostenuta dalla speranza che Rugani non smetta di crescere come sta dimostrando di saper fare. A questo occorre aggiungere la necessità che Alex Sandro alla fine non ceda alle lusinghe di Conte e si trasferisca al Chelsea. Ipotesi deprecabile ma non campata in aria visto l’atteggiamento svagato e imbelle del difensore contro il Tottenham. Il problema non è dunque la difesa della Juventus. E certamente neppure il reparto offensivo che, in ogni caso, è attrezzato come i leggendari cannoni di Navarone.

La vera e unica pedina mancante per completare alla grande la scacchiera bianconera è riferibile a un grande e grandissimo, per valenza tecnica e per fisicità, “centrocampista” il cui compito fondamentale dovrebbe essere quello di fare da collante tra difesa e attacco con l’autorità e con l’esperienza dell’autentico leader. Il nome più gettonato, anche da Allegri, è quello del campioni attualmente al Siviglia ovvero N'Zonzi dopo che Matic, altro giocatore richiesto dal mister, è andato allo United per un pugno di dollari in più rispetto a quelli che offriva la Juventus. Ovviamente, in un mercato che ormai ha perso ogni tipo di controllo razionale, per ingaggiare il giocatore occorrerebbe che la società bianconera “sforasse” il bilancio di parecchi milioni di euro. Cosa che a Marotta e a Paratici non è permesso di fare perché la linea aziendale votata comunque al pareggio dei conti o al limite a un disavanzo risibile è assolutamente ferrea.

Visto che neppure il presidente Andrea Agnelli è oggettivamente in grado di fare fronte a spese “off limits” sarebbe necessario un intervento sostanzioso dall’esterno non per donazione “a babbo morto” ma per autentica vocazione a quella “juventinità” che non si deve mostrare soltanto con le parole quando è tempo di onorare un certo passato. Probabilmente la prossima settimana, il giorno della festa bianconera a Villar Perosa, oltre allo staff dirigenziale al completo potrebbero salire in Val Chisone anche i due fratelli Elkann i quali non mancheranno certamente di fare visita alla cappella di Famiglia dove riposano i loro cari. Un momento di meditazione e di riflessione specialmente utile a John che, dell’intero patrimonio Agnelli, è il custode oltreché il gestore.

Ebbene, il presidente della Exor, dovrebbe ripensare intensamente a suo nonno Gianni e a ciò che la Juventus rappresentava per lui. Anche ai tempi dell’Avvocato la gestione della società era regolata da capitolati ben precisi che Boniperti sapeva far rispettare. Eppure, come oggi, poteva accadere che per rendere il “giocattolo” ancora più affascinante e seduttivo fosse necessario andare fuori budget senza pesare sulle strategie aziendali. Ci pensava in prima persona e di tasca sua Gianni Agnelli. Così arrivarono alla Juventus campioni fondamentali come Platini, Baggio e Vialli. Allo stesso modo si era comportato Umberto, il papà di Andrea, per far vestire il bianconero a Sivori e a Charles. Sarebbe finalmente tempo che John Elkann replicasse in copia conforme i parenti per i quali professa grande amore e rispetto. Aprire le casse del forziere e consentire a Marotta e Paratici di ingaggiare “l’uomo in più”. Del resto è bene ricordare che per la Ferrari e per poter contare sulle “rosse” dei piloti vincenti, John Elkann non si è mai tirato indietro. Lo faccia, finalmente, anche per la Juventus.