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Sono passati esattamente 35 anni dal match che ha segnato un’intera generazione, quell’Italia-Germania che portò la Nazionale di Enzo Bearzot ad alzare la Coppa del Mondo più imprevedibile e iconica della storia azzurra. Ne abbiamo parlato con Antonio Cabrini, protagonista indiscusso di quel torneo, per cui la finale del Bernabeu rappresenterà sempre un ricordo particolare. A maggior ragione adesso, a pochi giorni dalla partenza - alla guida della Nazionale femminile - per l’Europeo in Olanda.

RIGORE E LEZIONE - Al 23esimo del primo tempo Altobelli crossa in area per Conti, che viene steso da Briegel: è calcio di rigore. Sul dischetto si presenta Cabrini, che al termine della sua avventura nella Juventus - da terzino - ne avrebbe segnati ben 9 su 11 totali. Quello, il più importante e pesante della carriera, lo calcia a lato: Schumacher è spiazzato, ma la palla va fuori. “Quel rigore ormai lo conoscono tutti, sappiamo cos’è successo”, racconta Cabrini: “Raccontarlo è anche difficile, sono cose che continui a portarti dentro e basta. Quello che conta è il risultato finale”. Già, perché quella partita finì 3-1 per l’Italia, con la Coppa a viaggiare sull’aereo in compagnia di Bearzot e del presidente Sandro Pertini. La Nazionale, da totale outsider del torneo, era diventata campione del mondo: “Ma quando disputi queste competizioni conta relativamente essere favoriti o meno. In ogni partita ti giochi il passaggio del turno, quindi non mi sono mai trovato nella condizione di pensare a chi fosse favorito”. Oggi come allora, potremmo dire, con l’Italia femminile pronta ad affrontare l’Europeo contro le migliori corazzate del continente: Russia, Germania e Svezia. “Il girone è molto complicato”, ammette Cabrini: “E’ chiaro che noi ce la giocheremo con tutte, nonostante ci siano Nazionali evidentemente più attrezzate della nostra”.

SPINAZZOLA E JUVE - Chissà allora se Cabrini ricorderà alle proprie ragazze quel momento decisivo, quando il Santiago Bernabeu trattenne il respiro e l’arbitro Coelho fischiò il penalty. “Dipende dal carattere, io non ho cambiato il mio atteggiamento in campo dopo quel rigore sbagliato”. Dal momento peggiore al momento migliore: “Fa parte del gioco”, aggiunge con calma olimpica. E se lo sguardo va per un attimo ai Mondiali del 2018 in Russia, Cabrini non ha dubbi: “Abbiamo un gruppo di ragazzi molto interessanti che vengono dall’Under 21 e che potrebbero far parte di quella campagna. Dipenderà molto dalla crescita individuale in questo anno”. La stessa crescita registrata da Leonardo Spinazzola, che proprio come lui - da esterno sinistro di belle speranze - in futuro percorrerà la tratta Bergamo-Torino. Ma non facciamo paragoni: “Spinazzola come me? E’ impensabile rapportare il calcio di oggi e quello di 30 anni fa, troppe differenze”. Un ultimo commento, da ex bianconero e c.t. delle Azzurre, è dedicato alla Juve femminile di Rita Guarino, che si appresta a giocare il suo primo campionato di Serie A: “Per il movimento è un’entrata molto importante. E poi oltre alla Juve sono arrivati altri club di Serie A come il Sassuolo, il Chievo e la Fiorentina. Mi sembra che poco a poco si stiano avvicinando tutti al calcio femminile. In ogni caso, se è entrata una squadra come la Juve vuol dire che alle spalle vi è un lavoro meticoloso che darà i propri frutti…”.