1
A dargli la notizia, con estrema cautela , è stata Paola. La moglie di Trapattoni non voleva che suo marito Giovanni venisse a conoscenza della “cattiva nuova” attraverso la radio o la televisione. E’ la cosa peggiore che possa capitare dover fare i conti con il dolore in maniera diretta e brutale senza un minimo di filtro affettuoso. Quando se ne va un amico.

A comunicargli ciò che era accaduto, con grande prudenza, è stato Giampaolo. Il figlio di Boniperti sapeva che suo padre avrebbe patito troppo nel ricevere una simile comunicazione in maniera formale dalla voce della sua vecchia e inseparabile segretaria, al telefono. E’ necessaria la presenza di una persona che sappia condividere il dolore. Quando se ne va un amico.

Il presidentissimo della Juventus e l’allenatore della squadra bianconera più forte e più bella di tutti i tempi, hanno reagito allo stesso modo quando sono venuti a sapere della scomparsa di Romolo Bizzotto. Sono scoppiati in un pianto irrefrenabile e per nulla di maniera. Non avevano perso soltanto un grande amico. Aveva lasciato questo mondo un loro autentico “angelo custode”. Domani alle nove del mattino ci saranno anche loro due, insieme a un buon numero di ex giocatori della grande Juve, nella chiesa della Crocetta a Torino dove l’eterno e indispensabile “vice” riceverà l’estremo saluto da parte di tutti coloro che gli hanno voluto bene. E sono tanti, davvero.

Impossibile non provare rispetto e tenerezza per un uomo di altri tempi come Romolo. Della sua morte ho avuto comunicazione da Darwin Pastorin il mio “fratello-collega” il quale, come me, ha avuto la fortuna di poter percorrere per intero e per sedici anni filati la strada costellata dai trionfi bianconeri in compagnia anche di questo personaggio davvero unico per la sua diversità nel mondo del calcio degli effetti speciali e delle esagerazioni. L’”ombra” di Vicpaleck, poi di Parola, soprattutto di Trapattoni, poi di Marchesi per finire con il passaggio di testimone a Gaetano Scirea. E, guarda caso, la funzione del commiato domani avverrà nella medesima chiesa dove si celebrarono i funerali del grande campione che, a livello umano e di sobria serietà, somigliava molto all’allenatore scomparso.

I suoi silenzi e i suoi atteggiamenti sempre gentili facevano da contrappunto quasi musicale alle sonorità e alle gestualità sempre molto fragorose del Trap. Bizzotto era diventato un poco il parafulmine del suo “numero uno”, la sua “sordina” e il “tramite” tra noi giornalisti e il mister. Ci consentiva di entrare nello spogliatoio che loro condividevano al Comunale mentre il Trap era sotto la doccia. Poi si piazzava in un angolo e assisteva, in silenzio, alle solite “commedie” quotidiane tra noi e Giuan. Altri tempi. Tempi veri. Talvolta preparava un buon caffè per tutti.

Non lo dimenticheranno mai i giocatori che con lui hanno avuto la fortuna di lavorare. Per ciascuno di loro era il punto di riferimento e il confidente. In particolare per quelli più “brighella” come Marocchino che, puntualmente “cazziato“ dal Trap, veniva consolato ed “educato” da “zio” Romolo, ma anche per campioni come Platini e Boniek i quali malgrado la loro grandeur accettavano i suoi consigli come fanno i ragazzini con le persone di una  certa età e di esperienza. Era infine, grande intenditore di calcio, seppure privo di quel crisma e di quella presunzione che gli avrebbero permesso di arrivare professionalmente a livelli ben più alti. Ma a lui andava bene così, nel suo ruolo di “vice” spesso più importante e utile di quelli da “uomo solo al comando”. Chapeau e una tenera carezza a una persona rarissima e per bene.


@matattachia