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Una pioggia di critiche o anche soltanto di perplessità, da parte dei tifosi più “fantacalcisti”, è caduta sulla testa dei dirigenti bianconeri per il loro atteggiamento giudicato rinunciatario rispetto alle operazioni sul mercato appena concluso. Per quel che mi riguarda do un bel “9” ad Agnelli, Marotta e Paratici non per vocazione al “bastiancontrarismo” ma perché la loro strategia di stare alla finestra mi è parsa la più intelligente e saggia tra tutte quelle che fosse possibile adottare sotto il profilo aziendale e se vogliamo anche sportivo.

Chiamasi mercato di riparazione non a caso. Un poco come gli esami a scuola per gli studenti che, nel corso dell’anno, si sono mostrati più pigri o meno dotati. Bene, sotto questo aspetto e risultati alla mano la squadra di Massimiliano Allegri non ha e non aveva certamente necessità di mettere in opera una ristrutturazione e manco un arricchimento specifico il cui effetto avrebbe addirittura potuto rivelarsi contrario ai desideri, con il rischio di dover fare i conti con la destabilizzazione di un equilibrio, delicatissimo, appena trovato. L’innesto di Rincon, a cose fatte, appare come un semplice dettaglio o come il classico contentino per la piazza e, forse, per Allegri. Chiamiamolo lifting di abbellimento e basta.

Del resto il mercato di inverno, a livello di qualità reale, più di tanto non poteva offrire e il suk sembra essere stato messo in piedi non a vantaggio delle società maggiormente in affanno ma a beneficio di coloro che non si accontentano di lucrare sul calcio soltanto una volta all’anno. Intendo, ovviamente, i procuratori. Gli acquisti realizzati per rimediare a manchevolezze assortite assomigliano a ciò che si fa quando andiamo al supermercato poco prima della chiusura. Arraffiamo in fretta dagli scaffali e, una volta a casa, ci accorgiamo di aver comprato una serie di prodotti inutili o addirittura scaduti. La Juventus non aveva fretta e si è comportata esattamente secondo buon senso anche per non gettare fumo negli occhi.

L’unica curiosità, semmai, sta nel fatto che a “inventare” il mercato di riparazione fu il padre di Andrea, Umberto Agnelli, al tempo ormai lontano di quando era presidente della Federazione. Un atto certamente strumentale per poter fare in modo che Bruno Mora, indimenticato campione, potesse trasferirsi dalla Sampdoria alla Juventus a campionato in corso. Ciò che puntualmente avvenne. Ma questa è soltanto storia.