commenta
Sul filo della tensione. Non sono giornate semplici in casa Juventus, tra fisiologici nervosismi e l'ansia di veder sfumare un obiettivo che sembrava ormai conquistato. Cosa passa nella testa dei bianconeri? Abbiamo provato a capirlo insieme a Livio Sgarbi, mental coach di numerosi sportivi di successo che ha lavorato in passato anche con Antonio Conte (da giocatore) e Carlo Ancelotti (da allenatore). 

Real Madrid e Napoli, due sfide decisive finite male nei minuti di recupero. C'è secondo lei un problema di concentrazione?
"Si tratta di due situazioni molto diverse. A Madrid c'era la sensazione di aver già realizzato un'impresa straordinaria, i supplementari sembravano davvero a un passo. Forse può essere subentrata una sorta di tranquillità inconscia, ma non vedo significativi meccanismi psicologici dietro ciò che è poi successo. Quel fallo è stato un accidente che sarebbe potuto capitare anche in altre circostanze". 

Con il Napoli invece?
"Domenica sera c'è stato un problema serio: si è vista l'impronta di ciò che è accaduto a Madrid. Erano tutti scossi. La sconfitta contro il Napoli non è stata frutto di casualità, così come la brutta prestazione di Crotone.  Si è creata quella che nel mental coaching chiamiamo 'ancora', un legame tra un accadimento e un'emozione. Si è ancorato il timore di perdere negli ultimi istanti con l'angoscia di Madrid. Noi andiamo di solito a realizzare le nostre paure più grandi".

Adesso l'inerzia della lotta scudetto sembra ribaltata, nonostante il punto di vantaggio. Quanto conta  l'aspetto psicologico? 
"Psicologicamente ed emozionalmente il Napoli è avvantaggiato. La questione mentale vale anche più di un punto". 

Come interverrebbe per provare a risolvere il problema?  
"Non bisogna pensare allo scudetto che sta per scappare. L'ansia non genera nulla di positivo. Se dovessi approcciarmi con i principi del coaching motivazionale ai giocatori della Juventus lo farei con la tecnica del 'collasso di ancore': va collassata, appunto, quell'ancora negativa inconscia. Li farei tornare con la mente a un momento di significativa sicurezza personale, a una grande vittoria o a una striscia di successi. Diventa l'ancora positiva che per la mente umana prende il sopravvento su quella negativa, anche nell'analizzare le sconfitte. Ricordarsi come si è vinto è più utile di avere paura di perdere".  

Sembra ci sia stato un duro confronto all'interno dello spogliatoio. Potrebbe avere effetti positivi? 
"Certo, perché il dolore è la leva motivazionale più forte nell'immediato. Bisogna fare attenzione però, una volta utilizzata la leva dello sfogo bisogna passare poi all'infondere fiducia. I calciatori non devono giocare offuscati dalla rabbia". 

Buffon e Dybala, pur in un momento assai diverso delle rispettive carriere, stanno innegabilmente vivendo un momento di difficoltà. Come se ne esce? 
"A Gigi sta andando storto quello che invece dovrebbe essere il meritato gran finale di una straordinaria carriera. Prima il Mondiale sfumato, poi la Champions, adesso lo scudetto a rischio. Diventerebbe una scivolata senza possibilità di rialzarsi e non un'uscita di scena. Per questo, probabilmente, sta alzando i toni nello spogliatoio e anche fuori. A Madrid è andato un po' fuori dalle righe, ma il meccanismo è comprensibile. L'ansia di Dybala è chiaramente diversa, è quella di chi sa di avere grandi mezzi e vuole ritagliarsi il suo posto al sole: la sensazione con cui combatte quotidianamente è quella di poter perdere il treno decisivo per diventare un campione vero. Deve farlo ora, altrimenti c'è il rischio che sia troppo tardi".