commenta
A un certo punto della stagione la gestione a centrocampo della Juve è andata avanti secondo un gioco delle coppie piuttosto delineato. Tre titolarissimi: Khedira, Pjanic, Matuidi. Tre alternative: Marchisio vice Khedira, Bentancur vice Pjanic, Sturaro vice Matuidi. Salvo rare eccezioni, la gestione è stata questa. Con un utilizzo col contagocce delle seconde linee. Anche e soprattutto di Marchisio: le continue esclusioni del Principino sono state quelle che fondamentalmente han fatto discutere. Con ogni probabilità continueranno a farlo. Per lui si sono esposti anche i tifosi, non ultima la presa di posizione al rientro dalle vacanze invernali quando un post su Instagram del centrocampista è stato inteso da molti come un messaggio d'addio anticipato. E il popolo bianconero come la critica d'altronde si è spaccata tra chi sta dalla parte di Allegri e chi dalla parte di Marchisio.

MAX, TORTO E RAGIONE – A inizio stagione, proprio il Principino era il centrocampista più in forma: l'esclusione in Supercoppa con la Lazio è costata cara alla Juve, ha ferito l'orgoglio del numero 8. Poi il nuovo stop, prolungato, ha rimischiato le carte. E Marchisio non è più tornato ai suoi livelli, dando irrimediabilmente ragione ad Allegri. Certo, giocare con questa scarsa frequenza non può che mortificare ogni tentativo di prendere fiducia e trovare condizione. Ma nelle, rare, occasioni in cui è stato gettato nella mischia ecco che il confronto con i titolari e con il Marchisio pre-infortunio è sempre stato impietoso. L'ultima settimana è stata quella che avrebbe potuto dare torto o ragione ad Allegri: fuori col Real, dentro col Benevento. E a giudicare dalla prestazione fornita contro l'ultima della classe, è stato giusto così. Non che allo stadio Vigorito abbia commesso errori clamorosi, ma una prova incolore - il classico "compitino" - contro il fanalino di coda della Serie A non può certo bastare. In difficoltà soprattutto sul piano del ritmo, è stato quando lo ha schierato che Allegri ha dimostrato di aver avuto ragione nel non farlo giocare in precedenza.

TITOLI DI CODA - Fermo restando un trattamento che per una bandiera come Marchisio è sembrato ingiusto a prescindere, perché le opportunità per consentirgli di ritrovare condizione e fiducia non sono di certo mancate in una stagione da (almeno) 54 partite, inevitabilmente si arriva ad una storia ormai giunta ai titoli di coda. Almeno per evitare un'altra stagione come questa che possa per certi versi rovinare l'ultima meravigliosa cavalcata di un talento partito dalla Scuola Calcio ed arrivato a scrivere pagine di storia della Juve tutta. Tra messaggi più o meno social, suoi (che pure ha sempre e solo sostenuto incondizionatamente la squadra) e di sua moglie Roberta Sinopoli (il derby è stata forse la fatidica goccia), ecco che la convivenza tra Marchisio e Allegri calcisticamente parlando non sembra più portare niente a nessuno: il tecnico evidentemente non si fida più di Marchisio, per il quale non c'è più spazio ed è ancora presto prima di accettare un ruolo di capitano non giocatore. Gli Usa chiamano, forse non soltanto, mentre il Principino studia inglese come prontamente documentato su Instagram. D'altronde quello che più volte ha saputo rialzarsi, quello che avrebbe meritato di giocare in Supercoppa, era un Marchisio. Quello di Benevento, per quanto possa dispiacere e per quanto possa sembrare brutale, è tutto un altro Marchisio: irriconoscibile, forse non più da Juve. Tanto da dare ragione ad Allegri.

In gallery, la stagione di Marchisio nei suoi momenti significativi: dalla prima giornata di campionato al calvario del ginocchio.


@NicolaBalice