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Che quello tra Gonzalo Higuain e le finali fosse un rapporto complicato era noto già da diverse stagioni. La notte di Cardiff non ha fatto altro che gettare sale sulle ferite di un attaccante formidabile, che però sembra improvvisamente spegnersi nelle gare da dentro o fuori, a un passo dal traguardo. La Champions League sfumata con la maglia della Juventus è il quarto trofeo sfuggito dalle mani del Pipita sul più bello, la quarta medaglia d’argento dopo quella ai Mondiali 2014 e le due consecutive in Copa America (2015 e 2016). La gara contro i Blancos, pur rappresentando un altro fallimento per il numero 9 bianconero, riserva tuttavia al suo interno delle motivazioni diverse rispetto alle precedenti. Fattori che, per una volta, potrebbero fornire una giustificazione alla prova insufficiente di Higuain.

26 MINUTI, POI NIENTE - Riavvolgiamo il nastro e proiettiamoci ai minuti iniziali di Juve-Real Madrid, quando tutto sembrava tendere verso l’ennesima prestazione superba della squadra di Allegri in questa stagione. Pronti, via: è proprio Higuain a scaldare i guantoni di Navas, prima con un colpo di testa debolissimo, poi con un più convincente destro da fuori area. Il portiere costaricano neutralizza la conclusione in due tempi, ma la sensazione dominante è che il Pipita sia entrato in partita. E’ solo l’illusione dei primi minuti, come sappiamo. Eppure, nonostante la penuria di produzione offensiva del centravanti da quel momento in poi, Higuain riesce a confezionare l’assist per il gol del momentaneo pareggio di Mandzukic. Certo, per sbattere in rete quell’appoggio a mezz’aria in rovesciata ci voleva un colpo di genio, ma l’argentino ci ha messo comunque del suo. Poi, il nulla. Praticamente tutti i tiri del suo match (tre) sono stati effettuati prima del 26’. Nei settanta minuti successivi, la sua presenza non ha lasciato tracce tangibili.

NON È SOLO COLPA SUA - Nella finale del Mondiale 2014 contro la Germania, Higuain sprecò l’occasione della vita a tu per tu con Neuer, dopo un retropassaggio folle di Kroos verso la propria area di rigore. Una chance altrettanto clamorosa gli capitò sul destro nella finale di Copa America 2015 contro il Cile, con l’assist di Lavezzi calciato fuori a mezzo metro dalla porta. Quella sera arrivò anche il rigore sbagliato, decisivo per la vittoria della Roja. Un anno dopo, nel replay di quella sfida valido per la Copa America del Centenario, il numero 9 - in campo aperto e uno contro uno con Claudio Bravo - tentò un maldestro cucchiaio che si spense a fondo campo. Esempi clamorosi di come Higuain abbia offerto prestazioni addirittura peggiori di quella contro il Real Madrid. In fondo, per spiegare la totale inefficacia del Pipita in finale di Champions, possono venire in aiuto i dati: 27 tocchi (gli stessi di Buffon) e 14 passaggi effettuati (meno di tutti gli altri titolari in campo a Cardiff). Il centravanti, nella gara più importante della stagione, ha ricevuto pochi, pochissimi palloni giocabili. Merito della linea mediana e della difesa madridista, ma anche del pessimo posizionamento e degli errori nella circolazione dei compagni di reparto (vedi Dybala, uno dei peggiori nei bianconeri). Poi, però, ci sono i 6 duelli in cui gli avversari hanno avuto la meglio, gli zero falli subiti e gli 11 palloni persi: non saranno episodi clamorosi come un gol fallito da pochi passi, ma hanno determinato comunque l’ennesima serata da incubo. Questi errori, ad un giocatore del calibro di Higuain, non si possono proprio perdonare.


@mcarapex