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Un grande attacco fa vendere biglietti, una grande difesa fa vincere i campionati: è una frase famosa del football americano che si applica alla perfezione anche al campionato italiano. Basta chiedere a Massimiliano Allegri. Lui risponde sempre più o meno così: "La storia della Serie A dice che negli ultimi anni conquista lo scudetto chi prende meno gol. Dunque le cose sono due: o riscriviamo la storia e vinciamo segnando di più oppure torniamo a chiudere la porta". Ebbene la Juve va per la seconda strada, almeno a giudicare dalle ultime tre partite.

Il Barcellona e il Napoli, in mezzo il Crotone: tre match, quattro gol segnati, ma soprattutto zero subiti. E contro due attacchi atomici, quello dei marziani blaugrana e quello dei tre tenori di Sarri. Segnali di ripresa che non vanno sottovalutati soprattutto dagli avversari dei bianconeri: sta tornando il muro juventino che ha portato alla dinastia dei sei scudetti consecutivi, sta tornando anche senza la BBC dopo un inizio in cui era necessario assimilare l'addio estivo di Bonucci. Allegri ha trovato la nuova formula della felicità difensiva? Forse, perché la sensazione è proprio quella di una Juve più solida a centrocampo e dunque più equilibrata.

Ma per la serie "gli esami non finiscono mai", i bianconeri adesso hanno due test decisivi per scoprire la propria tenuta stagna nel reparto arretrato. Il primo: non prendere gol nella bolgia del Pireo per accedere senza patemi agli ottavi di Champions. Il secondo esame, davvero di maturità: blindare la porta di fronte a uno spauracchio come Mauro Icardi, storicamente bestia nera della Juve. Se i pali di Buffon resteranno involati anche stavolta allora sì che tanti indizi faranno la prova del ritorno del muro bianconero.