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Sebastian Giovinco ha scritto ieri una pagina importante nella storia del calcio nordamericano, conquistando con il suo Toronto la MLS Cup. Per la Formica Atomica è arrivato così l’agognato Treble (da noi lo chiameremmo Triplete). Dopo le vittorie di Eastern Conference e Supporters’ Shield, il numero 10 è stato decisivo anche ieri contro i Seattle Sounders di Dempsey: l’assist decisivo per il primo gol di Altidore porta proprio la sua firma. Un altro capitolo nell’avventura trionfale del “conquistatore” italiano, che dopo aver lasciato la Juventus sembra quasi divertirsi a collezionare numeri sorprendenti.

DUE SALUTI E UNA PROMESSA - “Alla fine del giorno, conta solo una cosa: vincere. Questo modo di pensare fu impostato in me fin dal primo giorno. Soltanto vincere. Quando avevo 17 anni fui portato nell’ufficio dell’allenatore per firmare il mio primo contratto ufficiale con la Juventus”. Così scriveva Giovinco per The Players’ Tribune. Lui che, cresciuto nel settore giovanile bianconero (quattro titoli, tra cui un Torneo di Viareggio e un campionato Primavera), ha salutato la Signora due volte. La prima nel 2010, quando approdò al Parma in comproprietà: una stagione interlocutoria, quindi l’esplosione definitiva con Colomba e poi Donadoni in panchina: 15 gol e 13 assist in 36 presenze in Serie A. Tra i molti squilli, tre - dolorosissimi - siglati proprio contro i bianconeri. Che nel 2012 investe ben 11 milioni di euro per la metà del suo cartellino, riportandolo così all’ovile. Da allora, molte occasioni perse con Antonio Conte in panchina, nonostante i due scudetti che vanno ad arricchire il palmarès di Seba. Nel 2015 il nuovo addio, o forse solo un arrivederci: “Tornerei in Europa soltanto per la Juve”, confessava tempo fa Giovinco, diventato ormai un vero e proprio idolo a Toronto. 31 anni tra poche settimane, il fantasista torinese sembra aver ormai trovato la propria dimensione: “Adesso voglio vincere anche la Champions della Concacaf”. E la Juve? Per il momento rimane sugli schermi dei televisori su cui la squadra di Greg Vanney studia la tattica. E’ questa, forse, la maledizione della Formica Atomica, che nel frattempo è sparito inspiegabilmente anche dai radar della Nazionale: per brillare davvero, è costretto a stare lontano dal primo, grande, amore.

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@mcarapex