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Che le cose vadano proprio niente bene e che l’umanità si trovi verosimilmente sull’orlo di una crisi di nervi è dimostrato dagli eventi che le cronache quotidiane sono costrette riferire in maniera praticamente planetaria. Dall’Inghilterra alla Francia, dalla Germania alla Svezia è un susseguirsi di atti criminali la cui finalità, ormai chiara a tutti, sarebbe quella di destabilizzare gli ordini più o meno imperfetti, ma comunque democratici mondiali. Il fatto che ora anche l’Iran sia stato drammaticamente coinvolto e sconvolto dal terrore del califfato è di una pericolosità incredibile e porta a pensare che il baratro è sempre più vicino. Ma la cosa davvero molto grave è che i governanti degli Stati interessati a questa sorta di “risiko” senza pause anziché “fare gruppo” come dovrebbe essere naturale non vanno oltre le dichiarazioni formali e semmai viaggiano ciascuno per i fatti loro preoccupandosi del proprio orticello e degli interessi personali.

La Francia di un Macron che sembra essere uscito dalla cover di “Vogue Uomo”. L’Inghilterra della May che agisce per fini squisitamente elettorali. La Germania della Merkel che non molla di un centimetro nella sua ostinazione crucca. La Russia di Putin che non si capisce bene da quale parte voglia stare. Per finire con Trump e la sua ultima follia che l’ha spinto a chiamarsi fuori dal Patto di Parigi dimostrando che a lui della salute del pianeta non può fregargli di meno. Forse per trovare un minimo di serenità occorrerebbe migrare nelle piccole isole della Polinesia Ma non è detto perché nei dintorni potrebbe sempre esplodere qualche ordigno atomico sperimentale.

Noi, in Italia, nel nostro piccolo viaggiamo a poppa e non ci facciamo mancare motivi di autolesionismo e nefandezze assortite. In una Paese dove lo Stato fatica e poi non riesce a stabilire i termini per regolare la “la dolce morte” per coloro che non ne possono più si chiede che venga scarcerato Titò Riina, detto “la belva”, perché ha diritto di andarsene in modo dignitoso malgrado sia stato riconosciuto colpevole di 365 omicidi tra i quali quello di un bambino “sciolto” vivo nell’acido. Un ladro di galline come Fabrizio Corona si permette di insultare i giudici e di negare ogni evidenza delittuosa a suo carico e non accade nulla di che. Gli sfollati del terremoto continuano a essere sfollati e nel mare davanti alle nostre coste ci sono più cadaveri che pesci. Il “Rambo” russo continua a essere uccel di bosco. I nostri ragazzi sono sempre più disoccupati. Ci si mette persino Massimiliano Allegri a dare il cattivo esempio dando dei “falliti” ai vigili che lo multano perché telefona mentre guida. Si potrebbe andare avanti all’infinito. Per tutti i tutti i giorni.

Ciò che, comunque, trovo a dir poco vergognoso è l’uso strumentale che si sta facendo con quella che ha rischiato di passare ala storia come la “strage di Torino” e che invece si è risolta per intervento di qualche santo del paradiso “soltanto” con un numero pur sempre esagerato di feriti. Invece di preoccuparsi e di darsi da fare per individuare le cause reali (umane o non) che hanno causato il collettivo attacco di panico tra le gente radunata in Piazza San Carlo eccoci invece a dover fare i conti con la prevalenza dei soliti noti (e idioti) che mettono in scena la consueta guerra tra “bande” tanto cara alla nostra povera politica ridotta a stracci.

Accusata numero uno la sindaca della città Chiara Appendino (foto Giornalettismo) sulla cui figura istituzionale si stanno scatenando i partiti dell’opposizione con il fiancheggiamento di quegli organi di stampe scritta e televisiva (in primis i Canali di Berlusconi) i quali non vedevano l’ora di infangare dopo Roma e Parma l’unica amministrazione a Cinque Stelle che funzionava. Il tutto, verosimilmente, non per desiderio legittimo di giustizia ma unicamente per sete di potere visto che si sta andando verso le elezioni.

E giusto ed è anche naturale che qualcuno debba pagare per ciò che è accaduto in  Piazza San Carlo. Troppe cose non hanno funzionato e una dose di eccessiva superficialità ha provveduto a fare il resto. Certamente in altro modo sarebbe andata la serata se la Juventus avesse accettato di “prestare”lo Stadium al suo popolo invece de respingere, come pare, la richiesta. Ciò non è avvenuto. Ma di qui a far apparire l’Appendino come il diavolo, mostrandone le immagini mentre applaude al gol della Juve in tribuna a Cardiff per gettare benzina sul fuoco, mi pare sia un’operazione a dir poco vigliacca. Comunque pur sempre in linea con questa società globalizzata, malata e schizofrenica sull’orlo di una crisi di nervi.