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Juve-Lazio è anche la partita di Eugenio Fascetti (foto napolisport). L'ex tecnico viareggino, uno dei simboli del tifo biancoceleste, ha vissuto da giocatore una stagione a Torino (quella 1960-61), culminata con la vittoria dello scudetto da parte della Juve di Parola. Da allenatore della Lazio ha condotto la squadra ad una nuova promozione in Serie A dopo tre stagioni nel campionato cadetto. Ilbianconero.com lo ha intervistato in esclusiva: un'occasione per parlare della partita di domenica e del momento attraversato dagli uomini di Allegri e di Inzaghi. 

Come vede Juventus e Lazio in vista del match dello Stadium? Che partita sarà? 

"Uno scontro difficile per la Juve. La Lazio è una squadra assatanata e ben messa in campo. I bianconeri però reagiscono sempre bene dopo una sconfitta. Secondo me può essere una gara da tripla".

Lei, che conosce l'ambiente Lazio, cosa ne pensa del lavoro svolto da Inzaghi finora? 

"Ho una buonissima opinione, si può soltanto dire che stia facendo un gran lavoro. Sì, in estate sembrava non dovesse neppure essere lui l'allenatore, ma adesso è lì dove deve stare e sta lavorando benissimo". 

La Lazio ha la possibilità di interrompere la striscia di vittorie casalinghe della Juve, quindi?

"Sì, può essere l'avversario giusto. Come detto, può accadere di tutto e i biancocelesti sono molto organizzati".

E per quanto riguarda i bianconeri? Lei ha giocato nella Juve di Umberto Agnelli: oggi suo figlio Andrea ha operato una vera e propria rivoluzione, introducendo un nuovo logo del club, oltre ad aver ottenuto risultati sportivi straordinari. 

"Il padre l'ho visto poco nella mia esperienza a Torino. A quei tempi i dirigenti parlavano raramente, un paio di volte all'anno. Andrea con questa mossa si sta sicuramente adeguando alla modernità".

Un altro bianconero che ha conosciuto nel corso della sua carriera è Beppe Marotta, attuale ad juventino: Fascetti nel '79 era sulla panchina del Varese e il direttore sportivo era proprio Marotta. Cosa ricorda di quei tempi? 

"Marotta era un ragazzo silenzioso, parlava poco ma sapeva lavorare bene. Ha fatto proprie le lezioni dell'avvocato Colantuoni (presidente del Varese dal 79 all'85, NdR). La sua carriera parla per lui, adesso è diventato un grande dirigente".

Sono piovute molte critiche alla difesa bianconera nelle ultime settimane, soprattutto dopo la sconfitta di Firenze: pensa che la Juve abbia un problema dietro?

"Sono cinque anni che questi vincono tutto in Italia, non si può certo parlare di crisi. Non dimentichiamo che Bonucci ha vissuto un periodo difficile dal punto di vista personale e che tornava da un infortunio, così come Barzagli. E poi arriva un momento in cui l'età inizia a farsi sentire. In ogni caso secondo me le colpe non sono della difesa, a mancare è proprio un filtro". 

Ci sono delle mancanze a centrocampo?

"Esattamente, penso che il problema della Juve in questa stagione sia nella linea mediana più che nella retroguardia".

Fascetti ha lanciato molti giovani nel calcio dei professionisti nel corso della sua carriera. In questi giorni si parla di Cassano, che ha chiesto la rescissione del contratto con la Sampdoria. Lei, che ha dato inizio alla sua carriera a Bari, pensa che la sua storia avrebbe avuto un andamento diverso se fosse mai approdato alla Juve? 

"Se fosse andato alla Juve sinceramente non ne ho idea. Però con le doti in suo possesso poteva segnare un'epoca, come Baggio e Antognoni prima di lui. Ha scelto un'altra strada, non lo biasimo, ma non ha sfruttato il suo talento".

Quali altri giovani le piacciono in Serie A, attualmente? 

"In A e in B ne stanno sbocciando molti, nel massimo campionato mi vengono in mente quelli di Atalanta e Sassuolo, ma non solo. Vedo un futuro roseo per il calcio italiano".