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Mark Iuliano, storica colonna della difesa bianconera dal 1996 al 2005, ha parlato in esclusiva ai nostri microfoni. Tema principale, naturalmente, la Juventus, con cui è sceso in campo 273 volte, segnando 7 gol. Un rapporto bellissimo, come ci racconta, che non ha nemmeno avuto bisogno del tempo per consolidarsi, essendo in un attimo scoccata la scintilla che l'ha fatto innamorare dei colori bianconeri. Il contatto di Ronaldo, il "consiglio" agli arbitri e un rapporto speciale con Zidane. Questo e tanto altro nella testa di Iuliano, quella con cui nel 1996/97 regalò lo scudetto alla sua amata Vecchia Signora.

Partiamo dall'attualità. Il suo rapporto con Zidane è sempre stato speciale: cosa direbbe o cosa ha detto a Zizou oggi dopo l'ennesima semifinale conquistata? Ha mai pensato o le è mai stato chiesto di raggiungere Zizou a Madrid?

"Ci siamo visti l'ultima volta lo scorso anno, il giorno dopo la vittoria della Champions, è venuto a salutare noi suoi ex compagni e a festeggiare. Noi eravamo felicissimi per lui, perchè come persona è 10 volte meglio rispetto a com'era da calciatore: fantastico, ed è stato uno dei più forti con cui abbia mai giocato e anche di sempre. Dentro e fuori dal campo era veramente un mostro sacro. Perciò ogni suo ex collega e compagno non può che gioire quando vince e aver voglia di festeggiare con lui".

Ha lo stesso peso la sua vittoria, anche se contestata per i tanti errori?

"Episodi come dice Zidane si compensato in un doppio turno, così come nel campionato. Ciò che è successo nella sfida tra Real Madrid e Bayern è capitato già molte altre volte, però è ovvio che in gare così importanti abbia un rilievo perchè in ballo c'è tanto: blasone, soldi, passaggio del turno... l'arbitro doveva stare più attento nel caso specifico, poi alla fine però certe cose però si compensano. Meritavano entrambe di passare, ma alla fine ne va avanti solo una".

Ovviamente, a proposito di polemiche arbitrali, non si può non citare il contatto con Ronaldo era rigore? E' stato davvero quello l'episodio chiave dello scudetto? 

"Innanzitutto bisogna vedere se in quel caso fu rigore o sfondamento, un arbitro avrebbe potuto fischiare una cosa, un altro no. Dal mio punto di vista non lo era. Poi gli arbitri sono esseri umani e possono sbagliare. L'unica cosa che mi sento di dire è che adesso ci sono 6 arbitri, perciò bisogna sbagliare meno: se chi corre in mezzo al campo non ha visto, gli altri 5 devono prendersi la responsabilità di segnalare, facendo ricadere ogni colpa sul fischietto principale". 

Qual è stato il rimpianto più grande? Una lezione che non scorderà mai...

"Senza dubbio le 3 finali di Champions League perse, arrivare lì essendo più forti sulla carta delle avversarie, pensare di poter vincere con squadre inferiori per condizioni e poi perdere è un rammarico incredibile. Le lezioni si imparano ogni giorno, sia dalle sconfitte che dalle vittorie: giocare nella Juve significa cresce ogni giorno come atleta ma soprattutto come uomo, in una società e in un contesto che permette veramente di fare il salto di qualità. Questo perchè la Juve in questo momento, così come anni fa, è davvero inarrivabile per come ti valorizza, ti fa diventare uomo e atleta ai massimi livelli".

Ha, invece, un ricordo particolarmente importante della sua lunga esperienza in maglia bianconera?

"Ho tanti ricordi bellissimi, 5 titoli in 9 anni sono tanti. Senza dubbio, però, il momento più bello è stato quello del gol scudetto contro l'Atalanta, al primo anno in bianconero nel 1996/97, quello che ci ha regalato la certezza aritmetica della vittoria. Poi una settimana dopo ho esordito in una finale di Champions League da titolare: un ricordo bellissimo. E i compagni di allora hanno contribuito notevolmente, tanto che ci ritroviamo ancora in alcuni casi, e anche nelle sconfitte ho solo immagini belle negli occhi".

LEGGI QUI LA PRIMA PARTE DELL'INTERVISTA SU BARCELLONA-JUVENTUS