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Speravo non si dovesse tornare a piangere, per quella maledetta notte di piazza San Carlo. Leggo, però, che Erika Pioletti è morta e la mente torna con i ricordi a quanto successo nel delirio della folla impazzita. Essere stato a pochi passi dalla tragedia, aver magari incrociato lo sguardo di quella persona, mi angoscia. Aver dovuto medicare qualche lieve ferita, aver perso qualche effetto personale, aver visto la propria squadra del cuore sconfitta nel peggior modo immaginabile. Tutto sembra di colpo di poco conto, di fronte alla tragedia di una donna di 38 anni morta schiacciata sotto il peso della paura. Se ripenso a quando mi sono girato di scatto, sentendo urla e pianti, vedendo la folla che spingeva per fuggire da quella piazza maledetta, mentre cercavo di rialzarmi da terra ormai travolto da chi voleva soltanto scappare via, ora penso anche che, negli stessi attimi, c'era chi da quella piazza maledetta non è riuscito a uscire. Sarebbe potuto essere chiunque di noi. Per chiunque è stato lì, Erika, in ogni caso, non è un nome qualunque. E' il nome di chi ha portato in Piazza San Carlo i propri sogni per la Juventus. E' il nome di chi ha scelto di condividere quelli di altri per una squadra di calcio, non essendo tifosa, andando oltre il puro e semplice gioco, andando a toccare i sentimenti. E' il nome dell'ennesima sconfitta di una notte maledetta. Erika è il nome di tutti noi in piazza San Carlo. Riposa in pace.