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Milan-Juventus non è partita che si possa ridurre al semplice divario tra centravanti, Kalinic da una parte e Higuain dall’altra. E’ una sfida dove la differenza, qualora non sia azzerata, è tra i valori delle squadre in sé. Una doveva dare il meglio di se stessa per chiudere l’avversario negli ultimi 40 metri (il Milan), l’altra con due sortite è andata in porta (la Juve). Ovvio, si tratta pur sempre di un solo incontro e non di un intero campionato: in uno scenario del genere era possibile che il tiro di Kalinic entrasse in porta e il match si sviluppasse in modo diverso. Ma il gap rimane.

Mi è piaciuto molto, ancora una volta, Daniele Rugani. Non è la prima partita in cui l’ex Empoli dimostra tutte le proprie qualità, detto anche che gli eventuali problemi di una difesa coincidono quasi sempre con i giocatori che stanno davanti. Ma il ragazzo ha talento e sono sicuro che possa e debba migliorare ancora.

Arriviamo così a Gonzalo Higuain, il mattatore di San Siro. A due giorni dal 120esimo anniversario dalla fondazione della Juventus, è sempre difficile fare paragoni tra le varie epoche: eppure, il nome del Pipita rientra senza dubbio nella top 10 dei centravanti bianconeri di ogni epoca. A Torino si sono visti giocatori immensi, da Bettega e Rossi (con cui ho avuto il piacere di giocare), fino a Trezeguet. Ritengo che il numero 9 argentino possa essere incluso nell’elenco, che va da Anastasi in poi. Basta però non dimenticarsi che il paragone dipende anche dagli avversari che ci si parano davanti: insomma, un conto è avere contro Gullit, Van Basten, Rijkaard e un altro Suso, Kalinic, Calhanoglu.

In vista della Champions League, la vittoria di Milano ha dato la sensazione di una Juve ancora con un assetto al 70%. La squadra non è uscita dalla fase “cantiere”, ma adesso ha molta consapevolezza in più. Contro lo Sporting dipenderà dalle prestazioni dei singoli e soprattutto di Pjanic, giocatore pesante, pulito nel disimpegno, utile nel liberare la difesa dalle incombenze e decisio su punizione. Il bosniaco è, ora più che mai, una delle pedine meno sostituibili della rosa bianconera.