LA FAMIGLIA - La forza la trae dalla famiglia, in particolare dalla mamma, che gli sta sempre accanto, specialmente da quando Paulo ha perso il papà: "Mio padre, Adolfo, è morto per un tumore, quando avevo 15 anni. Fu un dolore fortissimo, nei mesi precedenti non riusciva più a venirmi a trovare e il club mi fece andare a casa per un po’ di tempo. Sei mesi erano troppo pochi e mi venne la tentazione di mollare tutto. Forse un giorno lo ritroverò o forse no. A papà, però, penso sempre e gli dedico tutti i miei gol. Quando abbiamo un pallone tra i piedi, noi calciatori siamo felicissimi. Quello che succede dietro, nel retropalco, spesso non è proprio bellissimo".
IL TALENTO - Piedi buoni quelli di Dyabla, che però non sono solo merito del talento: "Dio ci dà un dono, ma poi quel dono va lavorato. Ne ho visti tanti di fenomeni nei settori giovanili, ragazzi di cui dicevano: ‘Se solo avesse avuto la testa, avrebbe potuto essere Maradona o Messi’. Ecco, io ho lavorato soprattutto per evitare questo".
L'ITALIA - Non tutti se lo ricordano, ma Dybala, quando era ancora al Palermo, fu contattato dalla FIGC per chiedergli di indossare la maglia dell’Italia: "Mi è stato chiesto di vestire l’azzurro e sono stato molto grato. Avevo 19 anni e rispondere ‘no, grazie’ fu dura: sono argentino, sarebbe stato un inganno".