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Mea culpa, è quello che deve fare Paulo Dybala. La sua scelta, di non stringere la mano ad Allegri, che al minuto 77' della sfida vinta 2-0 a Reggio Emilia contro il Sassuolo ha deciso di sostituirlo con Pjaca, non è piaciuta proprio. Al suo allenatore, alla Juventus, ai suoi tifosi, a chi crede nel rispetto delle regole. Comprensibile la rabbia di essere tolto, accettabile la stizza per non avere la possibilità di continuare la partita, di segnare un gol, il terzo nelle ultime quattro, ma in ogni squadra, piccola o grande che sia, esistono delle gerarchie. Che vanno rispettate. C'è un tecnico pagato per prendere le decisioni, che inevitabilmente non possono accontentare tutti. Un allenatore che nel post partita ha evitato di alimentare le polemiche: "La sua rabbia non cambia nulla nei nostri rapporti. Può capitare un momento così ed è normale che il giocatore sostituito ce la possa avere con l'allenatore. Tanto ormai la sostituzione è fatta (ride, ndr)".

L'ha presa con ironia Allegri, ha evitato di creare un caso, ma è rimasto dispiaciuto dalla caduta di stile. Non si aspettava una reazione del genere, tantomeno dalla Joya, che ha sempre protetto, coccoloato e stimolato. Con Dybala, che al massimo sarà costretto a pagare una multa, alla ripresa degli allenamenti ci sarà un confronto, per mettersi il malinteso alle spalle e ripartire verso il prossimo impegno, il posticipo di domenica prossima contro l'Inter. Per la Juve il problema non c'è, semmai è l'argentino che deve farsi un'esame di coscienza. Un campione non si vede solo dalle giocate e nei gol, ma anche dagli atteggiamenti. Non serve postare su Instagram una foto di gruppo con il commento "Tutti insieme" se poi non si rispettano compagni e allenatore. Errare humanvm est, ora bisogna imparare la lezione.