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Quanto pesa la maglia a righe, il 10 se ne accorge solo adesso. Pesa talmente tanto che dentro di essa non  è lecito mollare un attimo, ma che dico? Non si può nemmeno “pensare” un attimo. Ogni pensiero, per quanto legittimo, crea una frattura tra ciò che si sta realizzando ed il rendersi conto di esso. Errore gravissimo, specie a 24 anni. Deve sorreggere la sicurezza di costruire un sogno, di appartenere ad un sogno, di essere il sogno stesso. Perchè la Juve è quel sogno che accarezza le notti di tanti tifosi, le riempie di traccianti onirici fino allo spasmo da risveglio.

Paulo Bruno Exequiel Dybala, alla Juve gigioneggiare bellamente con la “suerte” che fa indossare la mitica camiseta, non solo non è permesso, ma è un reato di vilipendio alla fede di un popolo.
Che sia dall'inizio della partita o che sia subentrando, per scelta tecnica, l'impegno feroce per conseguire l'unico risultato ammesso con la maglia a strisce addosso, deve essere oltre il massimo. Bruciare l'erba, ecco il terribile ed al contempo privilegiato destino che investe lo juventino. Lo dice la storia, lo afferma l'attesa dei tifosi, lo ha testimoniato in mille battaglie il vice-presidente. Giusto lui, Pavel per noi tutti, colui che corre ancora oggi sui sentieri de “La Mandria” e che predica con il proprio esempio che cosa significa fare una vita di atleta.

Alla Juventus non si apre la bocca per far prendere aria ai denti: alla Juve si dà l'esempio con la vita quotidiana. Di giorno e di notte. Ecco, di notte soprattutto. Lo sanno bene Vidal e Caceres, che a Torino non si scherza. Sarà demodè, sarà roba gozzaniana, sarà un'Italia extra italiana, ma funziona così ed a giudicare dai risultati è una bella scuola di vita e di disciplina. Basta capire che a 24 anni si è ancora troppo giovani per decidere cosa fare da grandi. Meglio seguire la traccia dei predecessori ed ascoltarli come se le loro parole fossero oro colato.

Il calcio è strano, molto strano. Talmente strano da racchiudere tutta la vita, radiosa o problematica, serena o macchiata da conflitti amorosi, luminosa come un gol da fuori area all'angolino o beffarda come una respinta di Strakosha su rigore. Il fuoriclasse supera tutto. Perchè se è fuoriclasse, inizia ad essere tale nel cervello. Altrimenti nessuno gli toglierà la possibilità di stupire, ma non scriverà mai pagine indelebili nel libro dell'eternità pallonara. Il fuoriclasse sa di dover soffrire per crescere, sa che non sarà mai arrivato e che 3 reti al Sassuolo fanno il solletico alla gloria. Il fuoriclasse parte dalla posizione in campo stabilita per esigenze tattiche e poi esalta la classe anche contro di esse. Il fuoriclasse è tale da subito e francamente 24 anni iniziano ad essere troppi, è tempo di mietitura, non c'è più tempo per tergiversare. Il fuoriclasse è conscio di dovere dimostrare la propria classe e di attingere le forze dalla vita eremitica da atleta, come dice il vice-presidente, come rassicura lo scudo che la società ha elevato per protezione.

Siamo in attesa di sviluppi e Bologna è un buon campo per ricucire lo strappo con il destino. Lì  si diceva che il Bologna “tremare il mondo fa”. Ora non tremano nemmeno più i lumini verso San Luca, ma il “picciriddu” accenderebbe i cuori di tanti juventini, come una scossa elettrica, con un gol, magari su rigore: per scacciare i fantasmi ululanti da quella sera bergamasca.