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Immaginatevi un salotto, un circolo ristretto in cui pochi allenatori d’élite sono intenti a conversare. Miguel Muñoz, Fabio Capello, Marcello Lippi, Hector Cuper, Alex Ferguson e - da ultimo - Massimiliano Allegri. Ad accomunarli, una statistica di certo non incoraggiante: il ricordo di due finali di Champions League perse consecutivamente, a distanza di (come minimo) due stagioni.

ANCHE IL REAL - Ma come è possibile rialzarsi dopo una doppia batosta come quella di Berlino-Cardiff? La Juve è in cerca di risposte, interroga il calciomercato e si affida alle molte sicurezze di un’annata che rimarrà comunque nella storia. Anzi, nella leggenda, visto il record di sei scudetti e tre Coppe Italia di fila. Resta però l’amarezza di una nuova Champions sfumata all’ultimo gradino, uno scivolone - quello contro il Real Madrid di Zidane - che ricorda da vicino quello vissuto di fronte al Barcellona di Luis Enrique. Corsi e ricorsi storici, racconti di battaglie perse e vendette mancate. I primi furono i Blancos, sempre loro: dopo cinque Coppe dei Campioni conquistate consecutivamente, la corazzata di Muñoz cadde in finale due volte, prima contro il Benfica nel 1962 e quindi contro l’Inter due anni più tardi. Nell’edizione successiva il Real si fermò ai quarti di finale. Poi ci fu il Milan di Capello, fermato dal Marsiglia nel ’93 e dall’Ajax nel ’95: l’anno dopo, i rossoneri vinsero lo scudetto ma furono eliminati ai quarti di Coppa Uefa.

PRECEDENTI - Statistiche non incoraggianti, dicevamo, su cui potrebbe tenere una lectio magistralis Marcello Lippi. Dopo la Champions sollevata al cielo di Roma nel ’96, la sua Juve riportò due sconfitte consecutive in altrettante finali, nel ’97 e nel ’98 rispettivamente contro Borussia Dortmund e Real Madrid. E l’anno dopo? Settimo posto in campionato, fuori ai quarti di finale in Coppa Italia e brutta lezione dal Manchester United in semifinale di Champions. Insomma, rialzarsi dopo due schiaffi consecutivi sembra difficile per qualsiasi squadra, un ostacolo mentale prima ancora che tecnico o tattico. Si chieda anche al Valencia di Cuper, che poteva alzare almeno una Coppa nelle due finali disputate nel 2000 e nel 2001: niente da fare, il trofeo andò prima al Real Madrid e poi al Bayern Monaco. L’anno successivo, però, i Taronges con Benitez in panchina si laurearono comunque campioni della Liga. Altrettanto non fece lo United di Sir Alex Ferguson dopo le due sconfitte di fila contro il Barcellona (2009 e 2011). La Juve, adesso, può voltare pagina e dimenticare tutti questi precedenti. Perché il ciclo di sei anni prosegua incontrastato, serve rialzare la testa subito, soprattutto in Europa. La chiave giusta per uscire finalmente dal salotto dei rimpianti.


@mcarapex