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Ai campioni si dice basti una palla, un movimento, uno spazio. Magari una manciata di secondi. Nove, per la precisione sono quelli serviti a Douglas Costa per cogliere il movimento di Mandzukic, divorarsi lo spazio e spedire il pallone sulla testa del croato. Un pallone d'oro, un cioccolatino da scartare. Certamente il numero 17 di Allegri ci mette del suo, ma la palla spedita dentro dal brasiliano è la più classica giocata giusta al momento giusto. Diciamo pure indispensabile.

UOMO ASSIST - Il gol messo a segno sabato non è stato celebrato a dovere dopo la brutta prova nel resto della gara sia individuale che di squadra. È stato comunque un segnale: Douglas Costa c'è. E la cosa più importante la fa in Champions League, competizione in cui ci si aspetta faccia la differenza. I gol li lascia fare ad altri: si veste da uomo assist. Abito che gli calza davvero a pennello e che esalta le sue caratteristiche nel migliore dei modi.

MESSAGGIO A MAX - Allegri l'ha gettato nella mischia nel finale, spostando Cuadrado terzino. Una mossa inevitabile in quel momento, quando la Vecchia Signora aveva bisogno di alternative, qualità e capacità di fare male. Douglas Costa ha portato tutto questo, creando, oltre all'occasione del gol, almeno altre due situazioni estremamente pericolose con la sua velocità. Palla al piede, rivolto alla porte e negli ultimi metri di campo è un giocatore diverso da quello chiamato a ricevere spalle al bersaglio grosso e a 50 metri dalla porta. Questi minuti finali l'hanno dimostrato più che mai e Allegri ha trovato, oltre a tre punti preziosissimi, anche una soluzione: ecco come usare al meglio Douglas Costa. Lui, se messo in condizione, sa essere decisivo. Chiedere a Mandzukic per ulteriori dettagli. Al tecnico bianconero il compito di non lasciar cadere nel vuoto questa lezione.