Più che la prima Juve di Conte, richiamata da tanti osservatori prima del Derby d'Italia, questa Inter ricorda sempre più l'ultima di Mancini, prima a suon di colpi di fortuna fino a dicembre e poi svanita nel nulla. Sarà colpa del panettone, assaggiato in queste prime cene di festa, o delle tante ore passate in sala di registrazione a preparare la canzone di Natale, fatto sta che con i primi freddi i nerazzurri si sono riscoperti piccoli piccoli. E così i loro tifosi, baristi o parrucchieri che siano, che fino a una settimana fa erano pronti a servirti il caffé o tagliarti i capelli con un sorriso a 32 denti stampato in faccia e ora quando ti incrociano abbassano lo sguardo.
Rimessi al loro posto i sempre esuberanti interisti, sarebbe ora il momento di parlare dell'altra metà di Milano, quella rossonera. Ma con quale forza e coraggio si può pensare di dire ancora qualcosa del Milan? Sarebbe come sparare sulla Croce Rossa. Se si volesse, si potrebbe parlare del ridicolo 3-0 subito contro il Verona e di un capitano che, la sera stessa, invece che ritirarsi in casa a riflettere si fa fotografare sorridente a cena, in compagnia di Barzagli, Chiellini e Marchisio. O di una società sempre più allo sbando, tra acquisti di mercato sbagliati e il rifiuto da parte della Uefa del piano per il voluntary agreement sul Fair-Play finanziario. O, ancora, di una cena di Natale annullata, quasi a voler testimoniare come in casa Milan si stiano tutti cospargendo il capo di cenere, quando invece alcuni calciatori già ridevano sul pullman in uscita dallo stadio di Verona. Se si volesse, appunto.