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Dicono che Mandzukic sia straordinario perché, benché sia un fior di attaccante, lotta e contrasta come fosse un terzino. Tutto vero. Non è il primo, però: lo ha fatto ad esempio anche Eto’o, uno che tecnicamente era pure migliore del gigante croato. Era la stagione 2009-2010, indimenticabile per gli interisti, e la rincorsa di Mourinho verso quel triplo trionfo ebbe un punto fermo proprio nel camerunese, ex Barcellona, buttato là sulla fascia come un’ala qualsiasi, quando c’era un’azione d’attacco, con la disponibilità mentale a tornare fino alla propria area, se a offendere erano gli avversari.

 

Adesso che arriva questo grande Juve-Inter, che Allegri affronterà con il nuovo modulo a quattro stelle (cinque, sostiene qualcuno, includendo Pjanic), ci viene naturale avvicinare i bianconeri di oggi ai nerazzurri di sei anni fa. Anche Mourinho, all’epoca, aveva tanti calciatori offensivi di straordinaria qualità: Eto’o appunto, poi Milito, Pandev, Sneijder e un giovanissimo Balotelli. Anche lui un po’ soffrì a trovare la formazione giusta, soprattutto in Champions. Il girone eliminatorio non fu affatto entusiasmante (tre pareggi iniziali, una sconfitta, due vittorie) e c’erano grandi perplessità sulle possibilità di eliminare il Chelsea negli ottavi. Fu allora, giusto alla vigilia della gara di ritorno a Stamford Bridge, che Mou trovò la formula. Quale? Semplice: 4-2-3-1. Vi ricorda qualcosa di attuale?

 

Il 4-2-3-1 è un modulo abbastanza consueto e non è certo sufficiente lo schema a rendere simili le storie dell’Inter del 2010 e della Juve del 2017. Ci sembra quasi identico, però, il modo con cui i due allenatori sono arrivati a questa soluzione: nel momento della difficoltà, o forse della paura, hanno pensato di sfidare le avversità mettendo in campo tutta la qualità a disposizione. E, perché questa soluzione potesse essere ‘sopportabile’ tatticamente dalla squadra, hanno chiesto un importante sacrificio a elementi che - per storia e caratteristiche - sono portati a finalizzare e non a coprire. Mandzukic come Eto’o, soprattutto, ma anche (più in piccolo) Cuadrado come Pandev. Semmai sono differenti i trequartisti: più centrocampista Snejider, più attaccante Dybala. E anche nei due mediani la Juve ha maggiore tecnica e minore interdizione: di qua finora Khedira-Pjanic, di là generalmente Cambiasso-Motta (Zanetti fu spostato in mezzo nella finale con il Bayern per la squalifica dell’italo-brasiliano).

 

Allegri, insomma, non si è accontentato di copiare il Mourinho della tripletta: è andato oltre. E ora ovviamente si augura di imitarlo nei risultati. In fondo la sua Juve è in piena corsa su tutti i fronti. E anche quell’Inter aveva perso la Supercoppa italiana…

 

@steagresti