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In attesa che il mercato della Juventus entri nel vivo, sia in entrata che in uscita, c'è già una data che cambierà la storia moderna del club bianconero. La data, neanche a dirlo, è il prossimo 3 giugno, giorno della finale di Champions League. A prescindere dall'esito del match contro il Real Madrid, in Galles si chiuderà l'epoca moderna della Juventus. A Cardiff i bianconeri entreranno in campo per l'ultima volta con il vecchio logo stampato sulla maglia prima di lasciar spazio al nuovo discusso stemma presentato lo scorso dicembre. Non solo. Come ufficializzato oggi, la casa della Juve, lo Juventus Stadium, diventerà 'Allianz Stadium'. Due cambi di rotta che sembrano piccoli ma che in realtà sono quasi epocali, specialmente per un club italiano. Due grandi cambiamenti che sarebbe sbagliato considerare come meri e semplici cambi di immagine.

ALLIANZ STADIUM - La notizia di oggi, al netto di tutte quelle che arrivano da Vinovo e Valdebebas, è che la casa dei bianconeri non si chiamerà più Juventus Stadium ma 'Allianz Stadium', prendendo il nome dalla nota compagnia di assicurazioni che dà il nome anche allo stadio del Bayern Monaco (leggi qui). I tifosi bianconeri, però, hanno storto il naso quando hanno saputo che le casse del club non ingloberanno più soldi da quest'accordo perché in realtà la Juve ha già venduto il nome dello stadio all'agenzia SportFive. L'accordo con la suddetta agenzia è stato siglato nove anni fa ed è valido fino al 2023, ovvero fin quando Allianz avrà il proprio nome stampato sulla facciata dell'ormai 'vecchio' Stadium.

NUOVO LOGO - Anche la scelta del nuovo logo ha destato non poche discussioni tra i tifosi della Vecchia Signora. Da una parte gli amanti del classico e dall'altra chi appoggia la strategia squisitamente di marketing della società ed è disposto a mettere da parte i vecchi simboli per aprirsi ai nuovi e - parzialmente - inesplorati mercati, specialmente in Asia. Cardiff chiuderà un cerchio e permetterà alla Juventus di aprire un nuovo ciclo non solo dal punto di vista dell'immagine. I cambiamenti sopracitati non sono altro che nuovi metodi per aumentare (almeno in teoria) visibilità, quindi profitto, quindi potere e capacità di mantenersi ai più alti livelli del calcio europeo e mondiale per gli anni a venire. E' questo, piaccia o no, ciò che impongono calcio ed economia moderna.

COMPROMESSO - E' lampante che tutte le scelte d'immagine e marketing di tutte le società di calcio siano rivolte ad un solo ed unico obiettivo: quello del profitto che, con le giuste gestioni, si può tradurre in risultato sportivo. Fino a che punto, però, ci si può spingere verso il dio denaro mettendo da parte i simboli che hanno fatto la storia? La Juve di domani toglierà il suo stesso nome dallo stadio in cui ha già scritto la storia e allo stesso tempo rinucerà a dedicare la sua casa a uno dei grandi personaggi che hanno fatto grande il club nel passato (da Giovanni Agnelli e Gaetano Scirea, sono tanti coloro che se lo meriterebbero). Il logo, allo stesso tempo, non avrà nulla di quelli passati ma sarà una sorta di richiamo lampante per rendere i bianconeri più visibili nel marasma di immagini e loghi che ogni giorno ci bombardano in tv e sui social media. In tanti hanno accettato questi compromessi con la certezza che anche questi piccoli sforzi concorreranno a mantenere la Juve al top negli anni a venire. Ma cosa accadrà quando, per esempio, il mercato del calcio espolderà definitivamente in America e Cina e arriveranno richieste di giocare partite di campionato fuori dai confini nazionali? In Inghilterra se ne parla già da tempo. Quando quel giorno arriverà, saremmo ancora così aperti e disponibili ad esportare e commercializzare il marchio Juve? Saremo pronti anche noi ad un simile compromesso?