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“Quante possibilità ho di rimanere? Al momento 100%, ho un contratto fino al 2018...”. Da qui si parte e si riparte, nella conferenza stampa pre Juve-Chievo di Max Allegri. Di Juve-Chievo rimane poco, di Max Allegri molto. Dietro queste parole c'è tanto, ma non tutto. Prima però è necessario compiere un passo indietro, anzi di fare un bel salto mortale all'indietro. Perché quanto scritto e riportato in questi mesi da Calciomercato.com e ilBiancoNero.com a partire dal 9 febbraio (leggi qui) a proposito di una separazione consensuale già decisa tra la Juve e Allegri, lo confermiamo e lo abbiamo raccontato settimana dopo settimana. Una decisione presa e mai smentita, ribadita anche da altre prestigiose realtà in ultima istanza ancora questa mattina ad esempio dal Corriere della Sera che ricorda come “Un mese fa il divorzio sembrava scontato”. Fino a un mese fa, e ancora dopo. Poi qualcosa è semplicemente cambiato, anzi tantissimo, ammesso che il mondo del calcio sia poi così semplice. È cambiata la Juve come squadra e Max Allegri con lei, per lei. Sono cambiate le situazioni tecniche anche a livello internazionale, così come sono cambiati equilibri presenti e futuri anche tra dirigenza e proprietà. Ed ora cosa c'è dietro le parole di Max Allegri? Prima di tutto e per ora 'semplicemente' una trattativa per il rinnovo: ancora in atto e non così vicina ad una conclusione che possa portare ad un prolungamento come potrebbe sembrare in un momento dove dal punto di vista dei risultati tutto sembra procedere verso una stagione da leggenda.

 

QUI ALLEGRI Da quella decisione presa a gennaio, ad oggi è successo che sostanzialmente Allegri e il suo entourage – sulla base di quella promessa legata alla rinuncia della buonuscita in cambio della possibilità di trattare liberamente con altri club pur essendo ancora senza contratto -, non hanno trovato ancora un'alternativa di pari livello o superiore a ciò che è e sarà sempre più la Juve. Allegri vorrebbe, vuole, un progetto di ampio respiro in pieno stile manager inglese: avviata e forse sfumata sul più bello la trattativa che l'avrebbe portato all'Arsenal stante la clamorosa decisione della proprietà (sponda americana) di trattenere Wenger e la concorrenza spietata di Tuchel, ancora in divenire e destinata a risolversi solo a fine stagione la posizione di Emery al Psg, mai decollata come sperato la storia d'amore col Barcellona. Sotto traccia, molto più concreta è stata l'offensiva dell'Atletico Madrid per il dopo-Simeone, ma questo è stato il caso di un club per il quale forse non varrebbe la pena di lasciare la Juve. Arrivati a metà marzo, nessuna delle ipotesi portate avanti ha assunto connotati definiti e certi, da qui il passo indietro e la disponibilità a restare. A patto che...

 

QUI JUVENel frattempo la Juve si è mossa, senza perdere tempo. Con la volontà esclusiva di arrivare ai vertici in Europa e restarci stabilmente, dalla proprietà ed Andrea Agnelli in particolare è partito l'input di cercare profili di primissimo piano. La trattativa con Simeone è andata avanti a lungo, ma la distanza anche a livello economico tra domanda e offerta l'ha resa dopo l'ottimismo iniziale una strada troppo in salita da perseguire. La suggestione Guardiola è diventa qualcosa di molto di più, almeno un paio i contatti tra le parti con Pep che non ha chiuso le porte alla Juve rimandando il discorso a quando sarà finito il suo lavoro al Manchester City. L'intesa poi è stata trovata praticamente sotto ogni punto di vista con Luciano Spalletti, nonostante il rifiuto del 2014 non sia mai andato giù in particolar modo ad Agnelli: una condizione che ha di fatto poi riaperto la partita Allegri, con una risposta definitiva sul casting da effettuare entro e non oltre la fine di aprile. Con la Juve disposta anche a fare a sua volta un passo indietro, confermando e rilanciandosi con Allegri. A patto che...

 

LA TRATTATIVA – A patto che...si diceva. A patto che si trovi una linea comune, che in questo momento vede le due parti ancora distanti. Allegri chiede un contratto lungo, un rinnovo triennale che possa legarlo alla Juve fino al 2021 ed un ruolo sempre più centrale all'interno del progetto con poteri decisionali in ambito di calciomercato. In entrata come in uscita. La Juve risponde con la volontà di ferma decisione di tenere fede alla propria filosofia tecnica e politica gestionale: prolungamento di un solo anno fino al 2019 magari con sensibile ulteriore aumento dell'ingaggio, programmando però di stagione in stagione con una chiara divisione dei ruoli tra area tecnica e dirigenziale. C'è quindi una rinnovata volontà di trovarsi magari a metà strada, ma c'è ancora distanza. Lo stesso John Elkann ha parlato di presente, così come Allegri e Marotta non si sono mai sbilanciati oltre a dichiarazioni legate all'intenzione di proseguire senza ribadire certezze (in un senso come nell'altro) che di questi tempi un anno fa erano ormai consolidate. In mezzo ci sono poi tante situazioni da tenere in grande considerazione, a cominciare da che effetto potranno avere vittorie o sconfitte da qui in poi, arrivando soprattutto ad uno spogliatoio fortemente condizionato dagli scossoni di questa stagione e rimasto compatto perché tutti quanti sono uniti dalla stessa identica voglia di vincere e di fare la storia: situazioni come quelle legate ad esempio a Bonucci che avevan portato Allegri addirittura a minacciare dimissioni immediate, a Marchisio o Dybala rimangono fortemente condizionate dall'eventuale permanenza di Allegri, così come in senso opposto il rinnovo di un rinato Khedira potrebbe saltare o slittare in caso di cambio di guardia in panchina. Una cosa è rimasta intatta rispetto a gennaio: tutti insieme fino alla fine per vincere tutto, poi si vedrà.

@NicolaBalice