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E’ il “vuoto generazionale” a spaventare Giorgio Chiellini: quel termine un po’ da beat generation è servito al centrale della Juventus e della Nazionale italiana per sottolineare una dura critica al “Guardiolismo, movimento calcistico che starebbe facendo gradualmente scomparire la vecchia idea di difensore.

NOSTALGIA DEL VERO DIFENSORE - Non ci sono più gli stopper di una volta. Vero, verissimo: è però chiaro come l’operazione nostalgia di Chiellini non colga appieno il problema, rappresentato da un’evoluzione calcistica che ha colpito inevitabilmente tutte le squadre europee e - a ben vedere nel panorama italiano - soprattutto la Juventus. L’epoca dei Brio è morta e sepolta, ma alle radici del ciclo vincente della Signora c’è proprio il ribaltamento della prospettiva. La BBC, linea difensiva tra le più solide della storia recente, ne è l’esempio: perché tra Barzagli e Chiellini agiva Bonucci, prototipo del difensore contemporaneo (non a caso definito da Guardiola “il mio giocatore preferito”), il regista arretrato in grado di far partire l’azione qualora il centrocampo fosse anestetizzato dagli avversari. Tutt’altro che un grandioso marcatore - e l’inizio di avventura del numero 19 con il Milan non ha fatto che confermarlo - ma una pedina fondamentale in una retroguardia moderna, che alle doti nell’uno contro uno e nei contrasti deve abbinare il talento nel “giocare la palla a tutti i costi in uscita”.

MANCA BONUCCI - I tanti, troppi gol subiti dalla Juve in questa stagione (19 in 42 partite) potrebbero portare ad affermare il contrario, ma alla squadra di Allegri non manca certo un altro stopper (o, come lo chiama Chiellini, un “difensore vero”). Gli errori commessi fino a questo momento dalla squadra di Max Allegri sono più di organizzazione complessiva che non di carenze in fase di marcatura: si prenda la serie di svarioni che hanno provocato la rete del momentaneo vantaggio del Benevento all’Allianz Stadium, dal disimpegno leggero di Rugani all’entrata in ritardo di Alex Sandro, fino all’incredibile barriera disposta da Szczesny. Piuttosto, a questa Juve servirebbe un giocatore in grado di dare respiro alla linea mediana, che ha perso un uomo con il passaggio al 4-2-3-1 e vede in Miralem Pjanic l’unico faro qualitativo. Perché la trasformazione del difensore è in realtà lo specchio di un calcio che spinge sempre di più verso dei ruoli “totali” (dal rifiuto del centravanti-boa fino al centrocampista tuttofare). In questo scenario, in Italia come in Europa, un semplice centrale non basta più. Anche la Juve di Conte, diventata poi la Juve di Allegri, l’aveva capito: per questo, adesso, è tempo di cercare un nuovo Bonucci. Quella, sì, è una nostalgia comprensibile.

@mcarapex