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Siamo andati a intervistare in esclusiva il dottor Andrea Causarano, ex medico sociale della Juve. La prima parte dell'intervista in cui ha parlato del suo rapporto con Allegri e di tutto il suo biennio in bianconero lo potete leggere qui. In questa seconda parte, Causarano parla invece di Marchisio, Dybala e Pjaca. Svelando come effettivamente il croato possa avere grosse difficoltà nel tornare come prima.


Quasi alla fine della sua esperienza alla Juve, ha vissuto da vicino anche l’infortunio al crociato di Marchisio. Allegri ha ripetuto più volte che, dopo un intervento di quel tipo, per il recupero completo di un giocatore bisogna attendere almeno un anno. Quanto c’è di vero in questo, ricollegando il discorso anche al recente infortunio di Pjaca?
 

Marchisio ha avuto un infortunio grave, al pari di tanti altri grandi calciatori come Del Piero e Totti. Diciamo che il tempo stimato dal chirurgo per tornare in campo dopo la ricostruzione del crociato anteriore è fra i quattro e i sei mesi. Io sostengo sempre che bisogna distinguere tra guarigione agonistica - il momento in cui il giocatore rientra in campo e fa tutto quello che fanno gli altri - e guarigione calcistica - il momento in cui riesce a fare le cose che faceva prima e a riacquisire il suo valore tecnico. Quest’ultima non è sempre raggiungibile e ha un tempo molto più lungo. In tutto questo lo strumento che determina più di ogni altro la completa guarigione è l'occhio dell'allenatore. La stessa dichiarazione del medico della Croazia su Pjaca non è assurda: in tanti tornano a giocare a calcio, quasi tutti, ma non tutti tornano sui livelli di prima. Alcuni tornano e non sono impiegati come prima, o scendono di categoria, o giocano in squadre con ambizioni inferiori. Auguro a Pjaca di tornare ai suoi livelli, perché dicono che sia fortissimo.
 

Per quanto riguarda invece lo stato di forma di Dybala? Spesso si tende a pensare che il rapido potenziamento muscolare incida in maniera sostanziale sui continui infortuni di un giocatore.
 

Nella Juventus c’è un grande attenzione all’aspetto della nutrizione, l’integrazione e tutto ciò che interessa la composizione corporea. E’ chiaro che non bisogna eccedere nell’ambito del potenziamento muscolare, ma i preparatori atletici bianconeri sono molto preparati. Io credo molto nella predisposizione individuale e nella prevenzione delle patologie muscolari. E infatti sono molti i giocatori che vanno incontro, in media, a due-tre infortuni muscolari a stagione. Per quanto riguarda Dybala, è ovvio che cambiando società, impegni e aspettative rispetto ad una provinciale, la differenza è davvero radicale. Vai a giocare le coppe e gli impegni si raddoppiano, vai a giocare in Nazionale e si triplicano. Non esiste secondo me un problema di fragilità muscolare di Dybala, ma esiste sicuramente un notevole incremento del suo stress psico-fisico.
 

Quali sono state le ragioni del suo addio alla Juve, dopo due anni di trionfi?
 

Quando Fabrizio Tencone, medico storico della Juventus e coordinatore dello staff sanitario, ha comunicato la sua volontà di lasciare l’incarico, la dirigenza ha individuato nel dottor Rigo la figura professionalmente più idonea per sostituirlo. Quest’ultimo si è naturalmente avvalso di propri collaboratori e anche io e il dottor Stefanini abbiamo lasciato la Juve. Sono rimasto però in buoni rapporti con tutti, sono tornato a trovarli anche di recente quando la Juve era in ritiro per la partita contro l’Empoli e anche nei successivi ritiri della Nazionale a Coverciano sono tornato a trovare i miei amici toscani. E’ chiaro che qualche rammarico c’è. Ma nella vita mi ero proposto di lavorare un anno in una grande squadra, alla fine ne ho fatti due nella più grande di tutte. Devo perciò essere grato a chi me l’ha concesso e a tutto l’ambiente che mi ha fatto vivere esperienze incredibili. Poi, come in tutte le storie, ci sono diverse sfumature: come già accennato, la seconda annata da un punto di vista ambientale è stata senz’altro la più difficile.
 

Ha mai pensato di continuare a lavorare in Serie A?
 

Dopo la fine dell’esperienza in bianconero ho ricevuto diverse proposte: un’opportunità con una big del campionato non si è concretizzata, mentre le altre le ho lasciate perdere. Non ho voluto, dopo la Juve, rivivere altre esperienze simili a quella con il Siena. Le motivazioni che ti dà la Juve te le senti addosso minuto per minuto e ti fanno da anestetico per fatica e sacrifici… Così è stato per me dal primo giorno e “fino alla fine”.