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Il genere umano non conosce vergogna. Minimamente. Non ne siete convinti? Avete ancora un briciolo di fiducia in questo mondo? Ora dimostrerò che vi sbagliate, e di grosso. Negli ultimi giorni è capitato che mi imbattessi in due vecchi amici, milanisti da sempre. E che questi si permettessero di fare ironia su quelli che loro hanno definito due "casi spinosi" di casa Juve, ovvero il futuro di Gigi Buffon e Claudio Marchisio.

DA DEL PIERO A BUFFON - "State cacciando due leggende, come avevate fatto con Del Piero nel 2012", hanno avuto il coraggio di dire. Dimenticando che al Capitano, il 13 maggio 2012, 40mila juventini (tra cui il sottoscritto) allo Stadium e qualche centinaio di migliaia a casa hanno riservato un addio da sogno, pieno di gioia, tristezza, emozioni e lacrime. E che, quando Buffon e Marchisio decideranno di lasciare il calcio e la Juventus, riceveranno lo stesso trattamento.

DA MALDINI A PIRLO - Un addio da sogno, quindi, esattamente l'opposto di quello che loro, i milanisti, hanno riservato a quello che per oltre trent'anni non è stato un calciatore del Milan, ma il Milan stesso. La contestazione nel giorno della sua ultima partita a San Siro e lo striscione polemico della Curva Sud rappresentano una delle pagine più tristi che il calcio italiano, al di là del tifo, ha regalato negli ultimi anni. Simile solo al saluto riservato ad Andrea Pirlo, uno degli artefici di anni di vittorie dell'epoca Berlusconi, lasciato andare come un pensionato, un bollito, e poi rimpianto per come la Juve è riuscita a farlo rinascere. Da Del Piero a Maldini e Pirlo, trovate le differenze. E abbiate la decenza, quantomeno, di fare silenzio.