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In queste ultime ore, se mai ce ne fosse stato bisogno, abbiamo avuto l’opportunità di verificare come e quanto fosse autentico lo stato d’animo di Mark Zuckenberg, fondatore e padrone di Facebook, quando ebbe a confessare che la sua “creatura” telematica si stesse trasformando in una sorta di mostro alla Frankenstein.

La conferma di questa delicata situazione, comunque planetaria, l’ho ottenuta personalmente dopo la pubblicazione su tutti i quotidiani cartacei e “online” della notizia che riportava la cronaca del “caso” Cuccureddu. L’ex calciatore e campione il quale è stato beccato con le mani nel barattolo della marmellata in Sardegna insieme con altri cinque amici di “merenda” illecita tra i quali un vicesindaco e un paio di consiglieri comunali. Una vicenda sicuramente disonesta che comunque è stata, fin da subito, appesantita da insopportabili inesattezze. La più grave, a mio avviso, quella che riferisce dell’arresto e poi della costrizione ai domiciliari di Cuccureddu. In realtà lui, insieme con il nipote anche lui accusato di turbativa d’asta e di altri reati amministrativi, è stato colpito dall’obbligo di non risiedere nel luogo dove sarebbe stato commesso il fatto. La differenza è notevole.

Naturalmente la giustizia deve fare il su corso e se l’ex campione si è reso responsabile di un comportamento illecito è sacrosanto che debba pagare ciò che eventualmente stabiliranno in tribunale. Detto che conosco Antonello e la sua famiglia da una vita e che è sempre stato prima un ragazzo e poi un uomo rispettabile e rispettoso, posso anche immaginare che, strada facendo lungo la sdrucciolevole strada del business, possa essere caduto nella trappola dell’illegalità. Ma questo è un discorso che deve riguardare lui e la sua coscienza di cittadino.

La cosa sconcertante e anche poco edificante è data dalla reazione successiva alla notizia che si è scatenata sulla Rete. Una valanga di insulti soprattutto “trasversali” perché il nome di Cuccureddu veniva deliberatamente accostato alla Juventus non per le cose ammirevoli che il giocatore avesse fatto con la maglia bianconera ma perché il solo fatto di averla indossata lo rendeva portatore del malaffare. Come un appestato. Insomma, Juventus uguale a ruberie assortite. Assurda equazione, come se Cuccureddu non avesse giocato anche in altre squadre come, per esempio, la Fiorentina.

La gravità e la sconsideratezza della reazione molto farisaica e giustizialista sono però  ancora più censurabili se si pensa che arriva da un popolo il quale vive la quotidianità in un Paese i cui tra i rappresentanti politici e amministrativi il numero di “ladri” in senso ampio è certamente di gran lunga superiore a quello delle persone oneste e per bene. Da “Mani pulite” a “Roma Mafia Capitale” passando per “Calciopoli” e arrivando sino alle vicende “Bnl “ e “Monte dei Paschi” e “Consip” o al caso di Fini e Montecarlo è un susseguirsi di delitti spesso senza pena a seguire. E, mi pare, che la Juventus non c’entri.