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Risale a pochi giorni fa l'ammissione dei Servizi Segreti italiani che hanno svelato che Raffaello Bucci, ex ultrà bianconero suicida lo corso 7 Luglio era, in realtà, un informatore infilitrato nella curva bianconera per aiutare gli inquirenti a fare luce su possibili infiltrazioni della malavita organizzata nel cuore del tifo bianconero. Ieri la moglie ha chiesto la riapertura dell'inchiesta perché sono troppe le incongruenze di una vicenda con pochissime luci e tantissime zone d'ombra. 

SERVER - La mattina del 7 Luglio i server della procura usato per le intercettazioni subisce un black out rendendo impossibile ricostruire gli ultimi contatti telefonici avuti da Bucci prima di lanciarsi nel vuoto da un viadotto a Fossano.

CONTATTI CON ESPONENTI DELLA MALAVITA - "Ciccio", come lo chiamavano gli amici, era in contatto con esponenti della malavita organizzata come confermano le relazioni della Digos e i testimoni dell'indagine 'Alto Piemonte'. Bucci, così come altri esponenti della malavita, aveva tirato su un business grazie ai biglietti delle partite della Juventus, reato per il quale due personaggi centrali dell'inchiesta della Procura di Torino, Saverio e Rocco Dominello, sono attualmente indagati. Un collaboratore dei servizi sostiene infatti che Bucci fosse a conoscenza di tentativi di infiltrazione da parte di esponenti della malavita organizzata nella curva della Juve già dal 2013 con l'interessamento diretto della famiglia Ursini, già nota alle forze dell'ordine.

LE TESTIMONIANZE - Proprio sulle testimonianze si gioca una parte importante della riapertura dell'inchiesta per il suicidio di Bucci. Amici e parenti giurano che "Ciccio" non avrebbe mai potuto compiere un gesto del genere, ma ci sono anche testimoni 'super partes'. Una donna, R.I. venne sentita dai carabinieri lo scorso agosto affermando di aver sentito a tavola alcuni boss parlare della fine di Bucci: "Lo hanno ucciso - affermò la donna. In tre lo hanno accompagnato sul ponte, un mafioso ha pagato gli operai per dire il falso, per dire che Bucci era solo." La testimonianza, però, è stata giudicata non credibile. Bucci, poche ore prima della sua morte, aveva parlato con la moglie confidandogli tutta la sua preoccupazione: "Sono un uomo morto", aveva detto l'ex ultrà alla compagna. Poco dopo l'interrogatorio del 6 Luglio, Bucci parla anche con un amico, dicendogli di essersi "fidato della persona sbagliata", aggiungendo: "sono un coglione, ho detto troppo." Un inquirente che ha lavorato al caso, infine, sostiene: "Bucci si è ammazzato per proteggere il figlio, sapeva che o moriva lui o glielo avrebbero ammazzato per punirlo."

OGGETTI NELL'AUTO - Al momento del ritrovamento del cadavere, poi, la stradale fa un elenco degli oggetti ritrovati nella vettura. Mancano il rosario ed il borsello di Bucci che vengono consegnati alla moglie il giorno dei funerali. Il borsello avrebbe potuto contenere le chiavi di un appartamento segreto a Torino. Ci sono infine gli occhiali ritrovati nell'auto di Bucci, occhiali sui quali sono state trovate tracce organiche e sangue, come se qualcuno avesse picchiato l'ex ultrà bianconero prima della tragica morte lo scorso 7 Luglio. Secondo diverse perizie le ferite sul volto di Bucci non sarebbero compatibili con la caduta dal viadotto ma con un pestaggio. Chi c'era con lui quel tragico 7 Luglio? E soprattutto, di cosa era venuto a conoscenza l'ultrà bianconero informatore dei servizi segreti?