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La vicenda giudiziaria sul tema dei biglietti agli ultrà malavitosi, che vede coinvolta la Juventus nella persona del presidente Agnelli e di altri dirigenti, si arricchisce di nuovi capitoli. Dopo il botta e risposta avvelenato tra il dg della Federcalcio Michele Uva e la presidente della Commissione Antimafia Rosy Bindi, il processo vivrà ulteriori sviluppi nelle prossime settimane.

TRIPLO CANALE - La giustizia, come ricordato da La Gazzetta dello Sport, seguirà un canale doppio. Anzi, triplo. Martedì è attesa la seconda udienza del processo penale, poi sarà il turno di altre audizioni in Commissione Antimafia, quindi saranno rese note le date del processo sportivo. E’ bene sottolineare che, agli esiti dell’inchiesta “Alto Piemonte” della Procura di Torino (che ha analizzato il possibile interesse della ‘ndrangheta nel bagarinaggio allo Stadium), la Juve non risulta indagata in sede penale. Sulla testa di Andrea Agnelli e di altri tesserati bianconeri - vecchi e nuovi -  pende tuttavia il deferimento deciso dal procuratore Figc Giuseppe Pecoraro. Il presidente del club, il capo della biglietteria Stefano Merulla, il security manager Alessandro D’Angelo e l’ex responsabile del settore commerciale Francesco Calvo, rischiano di incorrere in pesanti inibizioni.

CONTE NEL MIRINO - Nel frattempo, Pecoraro ha puntato il dito anche su un altro ex tesserato, Antonio Conte, tecnico della prima squadra dal 2011 al 2014. Citato negli atti di Torino per il suo rapporto con Rocco Dominello - ex ultrà e figlio di un presunto boss della malavita organizzata - anche l’attuale allenatore del Chelsea è stato toccato dall’inchiesta sportiva. Dopo un’attenta valutazione, tuttavia, la Procura ha deciso di non estendere il deferimento a Conte.