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Non pensavamo che la Juve potesse essere messa in ginocchio da una sconfitta. Già: una sola. Arrivata sì nella partita più importante, ma al termine di una stagione piena solo di successi: il sesto scudetto di fila, la terza Coppa Italia consecutiva, la travolgente vittoria sul Barcellona di Messi. Eppure la partita di Cardiff - anzi il secondo tempo di quella gara - ha squassato il mondo bianconero.

 

La Juve d’estate è irriconoscibile. Piena di tensioni, in ogni anfratto: ci sono contrasti nel club ai piani alti che più alti non si può (l’antica querelle Elkann-Agnelli tornata non casualmente di moda); c’è un caos latente dentro lo spogliatoio che nella prossima stagione dovrà ripartire all’assalto di tutto (la fuga polemica e sgradevole di Dani Alves, le notizie di liti tra Bonucci e i compagni). E poi c’è un mercato che non decolla e che non sembra paragonabile a quello stellare di un anno fa che portò in bianconero fuoriclasse e campioni vari, da Higuain a Pjanic, da Benatia allo stesso Dan Alves. A parte Schick, giovane di talento, si registrano la bagarre per Keita, le difficoltà ad arrivare a N’Zonzi (che non è certo Iniesta), tanti nomi di livello buono o ottimo ma nessun fenomeno affermato.

 

I tifosi - abituati male, diciamolo - cominciano a essere un po’ preoccupati. E li comprendiamo, perché chi mangia ogni giorno ostriche e caviale sbuffa se solo gli prospetti l’idea di un buon merluzzo. Di sicuro c’è qualcosa di strano attorno e dentro a questa Juve. Marotta, lui, ostenta serenità. Ne ha viste di peggiori, non c’è dubbio, e anche se si guarda attorno non vede molti club che, in Italia, sono più tranquilli del suo. Però le piccole crepe ci sono: il popolo bianconero un po’ trema, le rivali un po’ sperano.

@steagresti