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Aanche il magistrato Piero Calabrò interviene sollevando diversi dubbi sul coinvolgimento di Agnelli e la Juve nei fatti legati alla presunta infiltrazione mafiosa in curva. Così ha dichiarato a Tuttosport: “Penso che la Juventus e il suo presidente abbiano giustamente rifiutato una richiesta di patteggiamento iniqua arrivata dalla Procura Figc. A me risulta che il procuratore federale abbia proposto un'inibizione di un anno che, al di là dell'implicita assunzione di responsabilità, rappresenta un'oggettiva ammissione che non ci sarebbe stata solo la vendita di biglietti al di là delle regole formali, ma qualcosa di più grave. Ma, vorrei richiamare l'attenzione, sul fatto che in Italia quello che dice la Procura non ha più valore di quello che dice la difesa, sarà un organo terzo che deciderà”. A proposito della collaborazione con la 'Ndrangheta dice: “C'è una cosa che non mi quadra: quando si tratta di abbozzare una complicità con la criminalità organizzata non esiste alcuna competenza giuridica da parte della giustizia sportiva. Se l'unica istituzione deputata a occuparsi di mafie, in questo caso la Procura di Torino, non ha ritenuto esistere alcun accostamento rilevante fra la Juventus e la N'drangheta, io credo che l'organo di giustizia sportiva non possa farlo”.

 

JUVE = MAFIA – Intanto però l'opinione pubblica inizia pericolosamente ad affiancare le mafie alla Juve: “Temo che questa situazione, soprattutto a livello mediatico, stia facendo un grande favore proprio alla N'drangheta, che agli occhi di chi deve sottomettersi a lei assume un potere virtuale che non ha. La N'drangheta è fatta anche di colletti bianchi che vogliono penetrare nei gangli dell'economia. Questo potere di infiltrazione viene aumentato dall'idea che la N'drangheta abbia contatti perfino con la Juventus. E questo meccanismo mentale non lo sto inventando io, ma l'ho appreso da magistrati come Piero Grasso, Giancarlo Caselli o professori che studiano il fenomeno come Dalla Chiesa. Nella difesa di Agnelli e della Juventus è stato sottolineato che la vendita dei biglietti agli ultrà è servita per calmare e per controllare, non per soggiacere a ricatti di vario genere. Ma questo denota la mancanza di prevenzione di chi deve garantire questa sicurezza”.

 

A NAPOLI E' PEGGIO - E' bene però ricordare come non sia solo un problema della Juve: “La diversità di trattamento è palese. Anche perché mi è stato riferito da presidenti di società che in alcuni degli stadi più importanti d'Italia esponenti della criminalità gestiscono prostituzione e spaccio di droga. Perché di tutto questo non emerge una volontà di approfondimento da parte delle Procure, ordinarie o sportiva? In una mia relazione che ha girato l'Italia ed è finita sui tavoli della Figc, del Coni e sulle riviste giuridiche, scrivo che la Procura di Napoli ha denunciato come alcuni elementi entrassero allo stadio San Paolo by-passando i tornelli e facendo ogni tipo di altra azione poco commendevole. Per non parlare delle serie minori nelle quali questa penetrazione pesante della criminalità organizzata arriva a imporre presidenti o servizi all'interno dello stadio. Invece siamo qui a parlare di biglietti, che di per sé è una cosa risibile: non credo che abbia cifre così golose per la criminalità organizzata”.