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Forti contrasti, si parla di felicità come metabolizzazione del momento di maggior dolore. Le parole di Gigi Buffon però non vanno fraintese, nascondono un messaggio fortemente significativo: "Sono tornato da Firenze con la gioia nel cuore - ha detto il portiere bianconero nel corso di un evento a Serralunga d'Alba -  perché per noi juventini andare là non è mai semplice. Invece i tifosi ci hanno applaudito e ringraziato. Per questo sono fiducioso e felice, con la sensazione che il mondo possa riprendersi». La tragica scomparsa di Davide Astori ci ha aiutato a riscoprire che il mondo del calcio è prima di tutto una grande famiglia, che per omaggiare la memoria del difensore della Fiorentina ha saputo mettere da parte toni aspri e rivalità storiche. 

L'accoglienza che Firenze ha riservato alla Juventus è stata negli ultimi anni sempre ostile, per un'acredine che affonda le radici negli anni Venti e ha poi preso ulteriore vigore nel 1990 con il passaggio di Roberto Baggio in bianconero. Risale appena al mese scorso la sfida del Franchi che ha visto protagonista fischiatissimo (ed esultante) Federico Bernardeschi, accusato di aver "tradito" la maglia viola nella scorsa estate per accettare la corte bianconera. Sembra tutto così lontano, oggi.
Buffon, ospite del patron di Eataly Oscar Farinetti insieme alla compagna Ilaria D'Amico, ha usato parole dense di significato per ripercorrere quell'applauso della folla al quale si è sentito in dovere di rispondere con un saluto. Ha parlato di "mondo" che può cambiare e non solo di calcio, in un pomeriggio in cui la sua ultima versione sul possibile ritiro lo fa sembrare propenso a dire basta