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Era il 3 luglio del 2001, sedici anni fa. La Juve aveva appena perso lo scudetto anche, se non soprattutto, per colpa di un portiere, un lungagnone olandese che non era scarso come poi è stato dipinto qui da noi, anzi, ma che in Italia mancò nei momenti decisivi: Edwin Van der Sar. Fu lui con i suoi errori a far sì che Ancelotti fosse definito dal mondo bianconero, che non lo ha mai amato, come un perdente: i successivi tre lustri sono lì a dimostrare che proprio perdente Carletto non lo è. Ma questa è un’altra storia.

 

Ebbene, nel 2001 la Juve capì che doveva cambiare il portiere. Era l’estate della cessione di Zidane al Real per 150 miliardi di lire, i bianconeri ne investirono tantissimi per sostituire Van der Sar: il 3 luglio, appunto, annunciarono l’acquisto di Gianluigi Buffon, 23 anni, dal Parma. E’ passato alla storia come un trasferimento da 105 miliardi, in realtà non è così. La Juve ne pagò 75 in contanti e spedì in Emilia Jonathan Bachini, che venne messo a bilancio come se pesasse per 30 milioni. Ma quella era l’epoca delle plusvalenze, si gonfiavano le valutazioni per sistemare i conti, quel tornante mingherlino che i bianconeri avevano preso dall’Udinese a caro prezzo non costava certo quella cifra. Anche questa, però, è un’altra storia.

 

Cosa sia stato Buffon in questi sedici anni, per la Juve e per l’Italia, è impossibile e forse superfluo raccontarlo in poche righe. Per noi è, semplicemente, il più grande portiere della storia, senza se e senza ma. E lo sarebbe stato anche se non fosse diventato bianconero, perché uno così era destinato comunque al massimo. Anzi, è uno dei rarissimi casi in cui possiamo dire che ha forse dato più lui alla Juve anziché il contrario: oltre ai trofei, alle parate, alla serietà, alla personalità, ha regalato a questo suo club una stagione di serie B, dimostrando di attribuire un valore speciale alla maglia, alla fedeltà, alla lealtà. In bianconero è risalito in A quindi si è pian piano avvicinato al vertice, fino allo scudetto del 2011: quanto avrebbe potuto vincere con il Real o il Barcellona in quei cinque anni, se avesse deciso di andarsene?

 

Non ci sono macchie nel percorso juventino di Buffon. Un vuoto però c’è, quello sì: la Champions. Di finali ne ha perse tre, l’ha sfiorata soprattutto nel 2003, quando l’ha lasciata al Milan ai rigori. Ci vuole riprovare, non ha intenzione di mollare. Anche perché - e questo è l’aspetto forse più incredibile della storia - oggi Buffon non è un quasi quarantenne che si trascina per il campo con la pancetta, bensì uno dei due o tre portieri migliori del mondo. E allora ci (e gli) chiediamo: ma perché smettere alla fine di questa stagione?

Szczesny e Donnarumma, che puntano a prendere il suo posto nella Juve e in Nazionale, sono avvertiti.

@steagresti