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Come la scorsa stagione, se non peggio. Medesima location, lo stadio di Bergamo, identico l’avversario, l’Atalanta. Finì anche allora 2-2, e una delle cause di quel pareggio venne addebitata alla scarsa concentrazione della squadra nei minuti finali.
Stavolta questo disgraziatissimo pari che ci ha disarcionati dalla testa della classifica è invece il prodotto di tanti fattori:
1. Una pervicace, reiterata quanto deleteria abitudine della squadra al rilassamento e alla sottovalutazione dell’avversario non appena pensa di aver messo in cassaforte il risultato
2. Un Buffon versione Paperoga
3. Dybala non più tripletista ma rigorista mancato
4.Il solito, immancabile e decisivo ermafrodita VAR.

Fattore 1. RELAX ATTITUDE: Capitava spesso già nella scorsa stagione, nelle prime 7 giornate di quella in corsa è riaffiorata a Reggio Emilia e – appunto – a Bergamo, dove per una buona mezzora non c’è stata partita: con un micidiale 1-2 la Juventus sembrava aver annichilito la Dea.  Sembrava…    E’ stato sufficiente abbassare il ritmo partita e lasciare il boccino della gara in mano agli uomini del diabolico Gasp per dimezzare subito il vantaggio. Bene di nuovo i primi 10’della ripresa, poi altro black-out e immediato pareggio orobico. Spina riattaccata e forcing finale, ma pressoché sterile (del rigore parleremo dopo). Una gestione della gara a corrente alternata capace di produrre niente di meglio di un salomonico e inutile pareggio. Serve meno supponenza.

Fattore 2. GIGI PAPEROGA: Adoro Buffon,è un bandierone bianconero e mi costa persino parlarne male,però stavolta non ne posso fare a meno: il gol di Caldara è tutta colpa sua. Da uno come lui non ti aspetti una saponettata..alla Berisha, proprio perché si chiama Gianluigi Buffon. Per tutta la gara mi è parso incerto pure sui rinvii, ogni volta che veniva pressato dagli atalantini, ma che coi piedi non si trovi troppo a suo agio lo sappiamo da tempo. In una serata storta ci sta tutto, pure la papera di Gigi. Dovesse diventare una prassi, il problema si inizierebbe a porre anche su di lui. Ricordo però ai tanti impiegati dell’INPS in giro per il web, quelli che invocano il pensionamento istantaneo del nostro Capitano, che Gigi, solo un mese fa, è stato premiato a Montecarlo come miglior portiere dell’ultima edizione di Champions League. Quindi, piano con le parole.
 
Fattore 3. DYBALA, MAREMMA MAYALA! Si, con Paolino sono furibondo e molto severo, perché uno come lui non può sbagliare – soprattutto, tirare in quel modo goffo – un rigore così importante. Da mesi gli stiamo facendo un testone così affinché diventi sempre più un giocatore decisivo, ma a quanto pare serve a poco o nulla. Dopo una prestazione eccellente nel derby, con l’Olympiakos e con l’Atalanta ha giocato in semi-anonimato.
Capisco che pure lui non possa sempre essere al 100%, è umano, però calciare decentemente un penalty penso glielo si possa ancora chiedere. Come ha fatto di recente il suo connazionale Icardi a Bologna: un estraneo in campo per 89’, ma quando si è trattato di trasformare il rigore del pareggio ha centrato la porta. Per un top-player mettere a segno un calcio di rigore dovrebbe essere la normalità, di una semplicità scolastica. Soprattutto se quel rigore può farti vincere la partita e tu mandi apposta a calciarlo il capo-cannoniere della Serie A. Se però non lo fai, ti ricevi tutti le critiche del caso e non ti lamenti, proprio perché te le si fanno per caricarti (con Higuain sono servite). Altrimenti rinunci al tuo stipendio da 7.5mln e ti dimentichi del Pallone d’Oro. “Messi è Messi, io sono Paolo Dybala” e infatti talvolta le differenze balzano agli occhi.
 
Fattore 4. LA PERSECUZIONE DELL’ ERMAFRODITA: Madama è perseguitata da uno stalker: si chiama VAR, e non si è ancora capito se sia di sesso maschile o femminile (il, la, bho). In 7 giornate di campionato ha “disturbato” per ben 4 volte le gare della Juventus, nel tentativo di rovinargliele. Il pericolo è stato sventato nelle prime 2 occasioni, con la Fiorentina ci  stava provando ma gli è andata male, con l’Atalanta c’è riuscito.
Perché bisogna avere davvero coraggio ad annullare la rete che avrebbe sigillato la gara sul 3-1 adducendo come scusa un fallo commesso a centrocampo 10 passaggi prima del gol. Fallo discutibile (Lichtsteiner allarga le braccia per prendere la posizione, non c’è stata violenza nel suo gesto), tanto quanto il fallo di mano di Petagna per il successivo rigore concesso proprio alla Juve col Var. Salvo poi lasciare alla discrezione arbitrale la cintura con pestone ricevuta in area da Higuain nei minuti finali.
Lo dico chiaro: l’ermafrodita VAR usata così è una truffa bella e buona. Non corregge gli errori arbitrali, li peggiora. E soprattutto stalkerizza prevalentemente la Juve, mentre in altri campi o non funziona o spesso la si usa a favore di qualcuno. Tipo, la squadra per la quale fa il tifo il presidente della Federazione.