commenta
Quando si danno 7 anni della propria carriera ad una causa, vestendo una maglia che, quasi a mo di simbiosi, diventa una seconda pelle, identificandosi con l'ambiente e con il mondo che ruota intorno ad esso, non si passa certo inosservati se la seconda pelle si trasforma in colori che sanno di rivalità.
Bonucci Leonardo da Viterbo ha preso la rincorsa per prodursi nel più plastico salto della quaglia di recente memoria. Oplà, il Ticino come un novello Rubicone, con o senza dado. Era in rincorsa, a detta sua, dalla sera della finale di Berlino, quando “qualcosa si è rotto”. Alla faccia della rottura: altri 2 anni in bianconero trascorsi a mietere trofei. Se questo è rompersi, temo di assistere ad un suicidio di massa, visti i tristi destini del resto del lotto. Intere squadre di delusi, frustrati, disperati che si vedono sbarrare ogni anno la strada dalla Juve. Quelli sì, che hanno diritto di rompersi.

A Bonucci Leonardo da Viterbo non bastava giocare con onore ed orgoglio in una delle difese che la storia ha benedetto. No, lui voleva essere il trascinatore dei compagni sotto la “sud”, primatista di lancio della maglia per distacco e poi, perché mai non diventare capitano, scavalcando i Marchisio, i Chiellini, anzi per non perdere tempo, soffiare la fascia a Gigi? Perchè il Bonny sente dentro di sé la vocazione a fare l'allenatore in campo, sbraitando addosso a Rugani, suggerendo le sostituzioni all'unico e vero mister, poiché, per Diana, l'anzianità di servizio ha peso, come si suo dire.

Anche la dirigenza bianconera ha un certo peso, non solo ma anche una certa coerenza nelle scelte e nelle gerarchie. Dunque se ad Allegri, che tu faccia il “blagheur” (gradasso, per chi non è torinese) non va giù, anche se sei in odore di fascia da capitano, il rischio di finire “appollaiatollà”, senza scomodare Khomeini, è altissimo. Sempre più in alto, con l'aiuto di uno sgabello da Happy Hour. E poiché la commedia termina con un “o lui o me”, Leo va e Max non si muove. Con buona pace dei compagni, della società e dei tifosi.

Oddio, sugli ultimi avrei qualche remora. In effetti la sera del 31 marzo avrà a latere della gara, un corollario polposamente intrigante. Della serie: come accoglieranno il transfuga i 40 mila dello Stadium? Sempre che nel frattempo non sia stata avviata l'istanza di fallimento del “povero diavolo” cinese. Che cosa passerà per la mente a quegli ultras che si precipitavano ad acchiappare la maglia gettata da Bonucci? Quale record di altezza in decibel verrà battuto al primo intervento duro che il fuggiasco appiopperà a un bianconero? Lo stato d'animo dei tifosi è a tal punto reattivo che sui social è comparso una sorta di sondaggio con sole 3 risposte: nei riguardi del capitano del Milan (in rossonero le regole sono notevolmente differenti, là si dà la fascia al primo che capita, alla Juve no), siete pronti a fischiare, ad applaudire o siete indotti all'indifferenza?

Lo scopriremo allo Stadium sabato prossimo. Nel frattempo registro messaggi che provengono dalle frange più accese del tifo juventino che non assomigliano molto al calumet della pace”. In certi ambienti il tradimento si dipinge con cupe tinte di infamia e perdonare è un verbo da deboli. Bando alla ciance, occorrerà conquistare 3 punti fondamentali, che ci importa di Bonucci. Siamo sicuri che per tutti funzionerà così? Amore ed odio sono frutti della stessa radice e non si sopporta tanto facilmente quella maglia diversa ed ostile addosso ad uno che si è visto crescere, da pippa a campione, grazie alla Juventus.

Comunque sia, la difesa non incassa reti dal 30 dicembre, come a dire che un Bonucci passa, la Juve non fa un plissè. Ah, quasi dimenticavo, ricòrdati Leo che ora la maglia la devi lanciare nello spicchio degli ospiti, con le orecchie tracimanti di gentili facezie provenienti dalla “nord” e dalla “est”. In fondo è il minimo che ti meriti, capitan sbruffone.