CRISI E AIUTI - “Ho avuto pochi momenti di crisi in carriera, ma quando è successo è perché i singoli non si aiutavano, come dopo la finale contro il Barcellona”, sentenzia Bonucci, con il fare da allenatore in campo che gli è proprio. Usa la terza persona plurale, come se la realtà fosse estranea al capitano rossonero, capitato suo malgrado in una catena malfunzionante. Proprio quella “BBC” che da agosto 2015 sembrava aver smarrito la via, con la Juve sprofondata in classifica e lontanissima dal quinto scudetto consecutivo. Peccato che Bonucci ci entrasse eccome, in quel momento, se si pensa che in tutti gli scivoloni dei campioni d’Italia in quella stagione, il numero 19 era titolare in campo: nel primo crollo casalingo contro l’Udinese, nella successiva sconfitta con la Roma all’Olimpico, per passare alle debacle contro Napoli (Bonucci umiliato da Higuain sul 2-0 partenopeo) e Sassuolo. Come al Milan, Leonardo è stato protagonista assoluto del momento nero, senza che sia necessario tirare in ballo un presunto aiuto mancante. La “crisi”, come la chiama lo stesso difensore, è arrivata peraltro dopo una finale di Champions League e quattro scudetti consecutivi. Chiara la differenza, vero? Uno scenario lontano anni luce da quanto vissuto negli scorsi mesi dai rossoneri, che non vincono uno scudetto da sette anni e da quattro stagioni sono costretti a guardare l’Europa che conta dal divano. Per affermare il contrario, ci vuole davvero coraggio...
@mcarapex