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Per coloro ai quali fosse sfuggita, suggerirei caldamente di leggere l’intervista rilasciata da Bernardeschi al Corsera. Un’esternazione a cuore aperto che mette in risalto l’intelligenza e la sobrietà intellettuale di un giocatore il quale, seppure ancora molto giovane, dimostra di possedere già la maturità necessaria per staccarsi dal gruppo dei comprimari e per proporsi come futuribile leader.

Riflessioni a voce alta, quelle del ragazzo carrarino, le quali a prima vista e dopo un’analisi superficiale potrebbero anche venir interpretate come un eccesso di presunzione specialmente quando lui afferma, in maniera netta e chiara, di volersi candidare come faro illuminante per la Juventus che verrà nel prossimo futuro. Ebbene, un simile atteggiamento non deve assolutamente essere confuso con quella certa immodestia che, talvolta, caratterizza le figure di alcuni “giovani talenti” i quali, poi, cadono impietosamente a terra per aver volato troppo in alto verso il sole come accadde a Icaro.

Bernardeschi dice cose molto importanti e significative di se stesso, del suo essere arrivato nella società alla quale ambiva, della panchina subita ma mai sofferta, del rispetto spontaneo di quella Fiorentina che lo ha allevato, di questo mondo parallelo al calcio e assurdo dove esistono folli i quali augurano addirittura la morte e cose atroci a chi tifa per bandiere diverse dalla loro. Una collezione di pensieri assai profondi che mette in risalto l’avvenuta maturazione di quello che, suo malgrado e in un ambiente diverso da quello bianconero, avrebbe potuto fare la fine di un pollo di allevamento.

Il merito di questo processo evolutivo va certamente attribuito anche a Massimiliano Allegri oltre alla vocazione verso il positivo del ragazzo. Il tecnico della Juventus, infatti, ha dimostrato di possedere quella specifica qualità che fa di un buon allenatore soprattutto un ottimo educatore e di conseguenza un eccellente professionista. Allegri, in buona sostanza, si è comportato con Bernardeschi allo stesso modo con il quale aveva gestito precedentemente sia Rugani che lo stesso Dybala. Ovvero ha imposto loro la regola dell’attesa paziente fregandosene di coloro i quali si stupivano per il fatto che il tecnico non “usasse” tutto e subito il materiale prezioso che aveva a disposizione. Una legge di natura che governa ciascun evento umano visto che anche per venire al mondo occorrono nove mesi. Ora, come è accaduto per Dybala e per Rugani, anche Bernardeschi è pronto. E’ così che nascono i leader.

@matattachia