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Questione di scelte, questione di fame, questione di decisione. Bernardeschi e Berardi, così vicini eppure così lontani. Hanno molto in comune, ma ora come mai sono distanti. Già, due stelle, una accesa e una spenta: il primo sta entrando nei meccanismi della Juve, l'altro si sta involvendo al Sassuolo. E pensare che una volta era tutto diverso...  

DA CROTONE - Quando Bernardeschi calcava per la prima volta il campo dei professionisti, in quel di Crotone in Serie B (12 reti in 38 uscite), Domenico Berardi impressionava tutti con 16 gol in 29 partite al primo anno di Serie A. Innamoramento totale, colpo di fulmine per un giocatore particolare, con una storia che faceva molto anni '90, quella di chi è stato scoperto un po' per caso. Alla porta del Sassuolo c'era la fila, eppure la spuntò la Juve, ma non per subito: nessuna intenzione di bruciare un talento, nessuna voglia di portarlo a Torino prima del tempo. Circa 4.5 milioni di euro per la comproprietà del cartellino, con una possibilità di riscatto e controriscatto: una mossa poi eseguita dal Sassuolo, per la bellezza di 10 milioni di euro, a fronte dei 15 che avrebbe potuto versare la Juve nell'estate successiva, ma che come noto non ha versato.

I TRE RIFIUTI - In realtà la volontà del club bianconero era quella di esercitare il riscatto, per avere la paternità del cartellino e per testarne il talento, la grinta. Ma tutto ciò non è mai accaduto. Il motivo? Lo stesso Berardi, che per tre volte ha detto un chiaro e secco "no", e tante grazie. Così, la Juve ha cambiato piani, trovando in Bernardeschi - nel frattempo cresciuto in quel di Firenze - il vero volto del talento italiano. 

CORAGGIO - Sei mesi in più a livello anagrafico, ma la maturità di chi vuole diventare grande, di chi lo dimostra con parole e gesti. Giovane, italiano e mancino puro, come il 25 del Sassuolo, ma che ha nel coraggio il proprio talento maggiore: a 23 anni il salto, da Firenze ai rivali della Juve, senza paura. Nè dei vecchi tifosi, nè della nuova concorrenza, ancora maggiore rispetto a quando Berardi fu chiamato da Marotta.

Questione di scelte, di volontà e di fame si diceva... quella che portato Bernardeschi al top, mentre Berardi da stella più lucente piano piano si offusca in quel di Sassuolo. Sono le sliding doors ("porte scorrevoli") del calcio... Ma come sarebbe andata a parti invertite?

Nella nostra gallery i loro percorsi a confronto: stagione per stagione.